Cerchiate di rosso la data del 12 dicembre sul vostro calendario perché quello che sta per arrivare sarà un venerdì nero. A incrociare le braccia per 8 ore saranno moltissimi lavoratori: da quelli dei trasporti a quelli della sanità, passando per quelli della scuola e di tutta la pubblica amministrazione. Per uno sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil (la Cisl ha, invece, preferito non aderire) che hanno coniato, per l’occasione, uno slogan quanto mai efficace: “Così non va!” pensato – ca va sans dire – per stigmatizzare molte delle misure proposte dal governo nel Jobs Act e nella Legge di Stabilità.
Ma perché i due sindacati hanno deciso di unire le forze per bocciare, in maniera così drastica, le scelte dell’esecutivo? A spiegarlo per primo è stato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “Facciamo lo sciopero per conquistare diritti e per cercare di risolvere i problemi economici del Paese – ha detto nel corso della conferenza stampa convocata ieri a Roma – Perché le misure previste dal Jobs Act non corrispondono a quello che il governo aveva promesso, cioè di estendere le tutele crescenti ai giovani che troveranno lavoro”.
Di più: “Senza una vera riforma fiscale, senza una vera lotta alla corruzione e ai costi della politica – ha rincarato Barbagallo – questo Paese rischia di restare fermo”. Un immobilismo che, secondo il numero uno della Uil, potrebbe essere vinto estendendo il bonus di 80 euro ai pensionati e agli incapienti (come originariamente promesso dal governo Renzi) e aprendo una trattativa sulla contrattazione del pubblico impiego i cui lavoratori, ha sottolineato Barbagallo, hanno abbondantemente perso potere d’acquisto.
A sottolineare le tante cose che non vanno è stata anche la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha parlato della drammatica mancanza di investimenti nel nostro Paese e dell’assenza di un piano industriale ben strutturato capace di arginare l’onda d’urto delle troppe vertenze aperte. “Abbiamo bisogno di lavoro – ha scandito la sindacalista – ci vogliono politiche per crearlo e nel frattempo non dobbiamo disperdere il patrimonio di diritti fin qui conquistati”.
“Lo sciopero ha la finalità di rideterminare le condizioni per un cambiamento delle politiche in atto e per un confronto serio sulle prospettive del lavoro – ha aggiunto Susanna Camusso – E se il governo dovesse tirare dritto, noi troveremo le forme per continuare a contrastarlo. Perché noi pensiamo davvero che l’assenza di investimenti unita a un ridimensionamento dei diritti dei lavoratori – ha concluso la leader della Cgil – sia una miscela che determina ulteriore recessione e deflazione nel Paese”.
Lo sciopero generale di venerdì prossimo si svolgerà in 54 città diverse, dal Nord al Sud del Paese. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, parteciperà alla manifestazione di Torino; il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, guiderà il corteo di Roma, mentre il pasdaran della Fiom, Maurizio Landini, sarà a Genova a solidarizzare con i lavoratori scesi in piazza.