Quando si guarda ai paesi del sud del mondo spesso si pecca di miopia e questo comporta una difficoltà nel determinare misure efficaci per un miglioramento della condizione di queste popolazioni.
Quello che infatti appare subito chiaro è la situazione di profonda indigenza di alcuni paesi, le situazioni disastrose sul piano sociale e assistenziale, l’economie disastrate e le politiche carenti.
Questi sono problemi reali ed innegabili, ma probabilmente sono degli effetti di cause più grandi e radicate, sulle quali è necessario agire in maniera concreta per dare a tali popolazioni la possibilità di un futuro migliore.
L’analfabetismo e l’istruzione sono due importantissime e imprescindibili chiavi per lo sviluppo e la crescita di una popolazione.
Se dunque alla luce di questo concetto guardiamo a continenti come l’Africa, in cui l’analfabetismo raggiunge in alcuni paesi quasi il 90% della popolazione, ci appare chiaro come tale problema sia strettamente collegato alle difficoltà economiche e sociali di queste nazioni.
Una popolazione analfabeta non è solamente una popolazione che non ha potuto imparare a leggere, a scrivere e che non ha potuto studiare. Una popolazione non scolarizzata è una popolazione che non ha acquisito le competenze necessarie per creare un tessuto sociale favorevole allo sviluppo.
L’istruzione è infatti la base per l’acquisizione di competenze professionali e formative che permettono di creare all’interno di una comunità elementi di sviluppo tanto in termini sociali (come attraverso l’erogazione di servizi per la popolazione) quanto in termini economici (attraverso la costituzione di attività imprenditoriali e l’aumento conseguente dei consumi).
Non è inoltre un caso che le donne e le bambine siano la parte della popolazione più fortemente colpita dall’analfabetismo: in molti paesi la loro posizione è ancora considerata subalterna rispetto a quella dell’uomo e anche quando una bambina riesce ad andare a scuola, spesso viene spinta ad abbandonare precocemente gli studi.
Studiare non significa soltando garantirsi un futuro migliore, ma acquisire consapevolezza dei propri diritti e anche importanti nozioni igienico sanitarie che in certi paesi sono fondamentali per difendersi da gravi malattie come l’Hiv.
La Fondazione Rita Levi Montalcini è impegnata dal 2001 in 35 paesi africani per garantire l’istruzione e la formazione professionale a giovani donne africane. L’obiettivo dell’operato della Onlus è quello di migliorare le condizioni di vita di bambine e donne africane, ma anche di promuovere dei progetti umanitari che possano avere effetti positivi su tutta la società.
In Mozambico ad esempio la Fondazione ha avviato un progetto per finanziare Comunità locali già attualmente presenti che ospitano e forniscono istruzione a bambine organe o abusate sessulmente. La Fondazioen ha erogato 13 borse di studio per poter garantire a queste ragazze di proseguire gli studi specializzandosi in discipline quali l’infermieristica, la pedagogia e la biologoia o di frequentare ecorsi professionali per l’acquisizione di competenze qualificate e l’inserimento nel mondo del lavoro.
Sempre in Mozambico la Fondazione sta portando avanti un progetto per l’alfabetizzazione della zona della Zambesia coinvolgendo oltre 700 persone. Qui oltre alla formazione scolastica e professionale è previsto un sostegno a quelle famiglie che al loro interno hanno persone affette da AIDS, e l’educazione della popolazione su norme igienico sanitarie volte a prevenire questa ed altre malattie.
Se si vogliono conoscere tutti progetti della Fondazione Rita Levi Montalcini è possibile visitare il sito http://www.ritalevimontalcini.org/
Dal sito della fondazione è possibile fare delle donazioni online al progetto che si vuole sostenere o informarsi sulla possibilità di devolvere il 5×1000 alla Fondazione Rita Levi-Montalcini.
Ricordiamo che tale donazione non comporta alcuna spesa per il contribuente in quanto è lo stato a rinunciare a tale quota dell’imposta Irpef.