Nelle classifiche europee, l’Italia compare solitamente nelle retrovie, ma non quando si tratta di certificare l’ammontare dei soldi che i cittadini versano regolarmente allo Stato.
A fare due conti è stato l’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha calcolato, tra il 2010 e il 2014, un rincaro delle tariffe pubbliche pari al 19,1%. Una stima che ci pone in ex aequo con l’Irlanda e secondi solo alla Spagna i cui cittadini hanno dovuto sborsare, negli ultimi 4 anni, il 23,7% in più per finanziare i servizi pubblici. Contro una media dei Paesi aderenti all’euro che si ferma all’11,8%.
Andando più nello specifico, i tecnici della Cgia hanno documentato che, negli ultimi 10 anni, l‘acqua è aumentata del 79,5%, i rifiuti del 70,8%, l’energia elettrica del 48,2% e i pedaggi autostradali del 46,5%. E non è andata molto meglio, per i nostri connazionali, con i trasporti ferrovieri, cresciuti del 46,3%; con il gas (+42,9%), con i trasporti urbani (+41,6%), con il servizio taxi (+31,6%) e coi servizi postali (+27,9%). Unica nota positiva rilevata dalla Cgia, la tariffa dei servizi telefonici che, negli ultimi 10 anni, è scesa del 15,8%.
“Nel nostro Paese – ha commentato il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – i rincari maggiori hanno interessato le tariffe locali. Se per quanto concerne l’acqua, i prezzi praticati rimangono ancora adesso tra i più contenuti d’Europa, gli aumenti registrati dai rifiuti sono del tutto ingiustificabili. A causa della crisi economica – ha osservato Bortolussi – negli ultimi 7 anni, c’è stata una vera e propria caduta verticale dei consumi delle famiglie e delle imprese: conseguentemente è diminuita anche la quantità di rifiuti prodotta. Pertanto – ha fatto notare il segretario della Cgia – le tariffe dovevano scendere, invece sono inspiegabilmente aumentate. Si pensi che nell’ultimo anno, a seguito del passaggio dalla Tares alla Tari, gli italiani hanno pagato addirittura il 12,2% in più, contro un’inflazione che è aumentata solo dello 0,3%”.