Quello che l’Istat ha messo in evidenza ieri è il timore di molti italiani a spendere i propri soldi. Anni di crisi e incertezza hanno trasformato i nostri connazionali da “cicale” in “formiche”, orientate a risparmiare fin quando la situazione non apparirà sufficientemente stabile.
L’istituto di statistica nazionale ha, infatti, calcolato che, nel terzo trimestre del 2014, il reddito disponibile delle famiglie (ciò che, detto in soldoni, resta in tasca dopo aver pagato mutui, bollette e tariffe varie) è cresciuto dell’1,8% rispetto al trimestre precedente e dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Da qui anche l’aumento del potere d’acquisto, salito dell’1,9% rispetto ai tre mesi precedenti e dell’1,5% su base annua.
Una maggiore disponibilità di soldi che, secondo i tecnici, va collegata al bonus di 80 euro elargito dal governo Renzi, ma non solo: a far aumentare il potere d’acquisto delle famiglie italiane avrebbero, infatti, contribuito anche la crescita dei redditi da lavoro e, probabilmente, il calo dei prezzi (la deflazione) registratosi nel periodo preso in esame.
Eppure, come ha ben documentato l’Istat, la spesa per i consumi finali è rimasta al palo. Ovvero gli italiani hanno scelto di non spendere di più di quanto avessero fatto nel trimestre precedente, nonostante i loro portafogli risultassero mediamente più pieni. Anzi hanno preferito risparmiare: la propensione a mettere da parte le risorse accumulate è, infatti, aumentata dell’1,6% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto all’anno precedente, attestandosi al 10,8%, il livello più alto dal terzo trimestre del 2009.
E non finisce qui: la fotografia scattata ieri dall’Istat non ha trascurato la situazione fiscale degli italiani svelando che, nel terzo trimestre del 2014, la pressione è cresciuta di 0,7 punti percentuale su base annua raggiungendo il 40,9%. Leggermente in discesa, invece, il dato congiunto dei tre trimestri del 2014 che, attestandosi al 40,7%, ha fatto registrare una flessione dello 0,2% su base annua.
Cattive notizie, infine, anche sul fronte dei conti pubblici, con il famoso rapporto deficit/Pil che, stando alle rilevazioni dell’Istat, nel terzo trimestre del 2014, ha già sforato il limite del 3% imposto da Bruxelles toccando quota 3,5% (+0,2% rispetto al terzo trimestre del 2013). E se si prende in considerazione il dato congiunto dei tre trimestri del 2014, la situazione appare ancora più preoccupante perché la stima cresce fino al 3,7% (+0,3% rispetto ai nove mesi del 2013). Tanto quanto basta a far capire che gli occhi dei commissari europei resteranno ben puntati sulla nostra contabilità interna.