Elezione Presidente della Repubblica 2015: e se al Colle arrivasse il Signor Sottile?

Giuliano Amato

 

Piace a molti, ma non a tutti: potrebbe essere questa la didascalia da accompagnare all’immagine del quasi 77enne Giuliano Amato che, negli ultimi giorni che ci separano dall’elezione del nuovo presidente della Repubblica, continua a incassare consensi. A caldeggiare la sua salita al Colle ci sarebbero sia i renziani che i berlusconiani e anche i cosiddetti centristi (da Udc a Scelta Civica) si sarebbero pronunciati favorevolmente sulla candidatura del due volte presidente del Consiglio.

La strada per Amato sembrerebbe, insomma, in discesa, se non fosse per la pattuglia minoritaria del Pd e per il Movimento 5 Stelle che non ha mai fatto mistero della sua insofferenza per i politici “incalliti” che ambiscono a diventare capi di Stato. E ancora di più per quelli che, come Giuliano Amato, hanno avuto la fortuna (o il merito) di collezionare, nel corso della loro vita, una serie interminabile di incarichi che ne hanno accresciuto il credito nazionale e internazionale (oltre che quello bancario).

Andiamo con ordine: il giovane Amato inaugura la sua carriera politica nelle fila del Psi, ritagliandosi un ruolo di fiducia al fianco del leader maximo Bettino Craxi. Nel 1987 diventa, per la prima volta, ministro del Tesoro e nel 1992 viene nominato presidente del Consiglio. Indimenticato, durante la sua permanenza a Palazzo Chigi, rimane il decreto legislativo con cui dispone un prelievo forzoso (tra l’altro applicato retroattivamente) del 6 per mille dai conti correnti bancari degli italiani. Che, comprensibilmente, non hanno mai più tradito troppe simpatie per il “Signor Sottile” (originale epiteto attribuitogli dal giornalista Eugenio Scalfari per indicarne sia la gracilità fisica che la presunta finezza d’ingegno).

Dopo essere stato scelto come ministro delle Riforme, nel 1998, dall’allora premier Massimo D’Alema, nel 2000 Giuliano Amato torna alla presidenza del Consiglio e nel 2006 diventa ministro dell’Interno del secondo governo Prodi. Fin qui gli impegni politici, ma a rendere corposo il curriculm del nostro sono anche gli incarichi collezionati, negli anni, nelle più svariate strutture. Il “quirinabile” Amato è, infatti, attualmente presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, presidente onorario di una fondazione che si occupa di ricerca storica, presidente della Scuola Superiore S.Anna di Pisa e direttore di una rivista edita dalla casa editrice Il Mulino. E per non farsi mancare niente, dal 12 settembre 2013 è stato nominato da Giorgio Napolitano giudice costituzionale.

Un “ingorgo” di cariche e onorificenze (dal 2011 è anche Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana) che ha fatto fiorire una vera e propria leggenda sui suoi compensi: per il giornalista Mario Giordano, la pensione dell’ex socialista poi transitato nell’Ulivo e nel Pd ammonterebbe addirittura a più di 31 mila euro al mese. Una somma sbugiardata dallo stesso Amato che, nel corso di una trasmissione televisiva, ha però dovuto ammettere di percepire una pensione di tutto rispetto, quantificabile in circa 16 mila euro mensili. Tutt’altro che sottile, insomma, soprattutto se messa a confronto con quella di molti coetanei che, alla soglia degli 80 anni, devono ancora preoccuparsi di far quadrare i conti giornalieri.