Elezione Presidente della Repubblica 2015: Draghi, Visco e Padoan, l’economia al potere?

Visco e Padoan

 

Il tempo sta per scadere: da oggi, infatti, il premier Matteo Renzi avvierà le attese “consultazioni” sul nuovo inquilino del Colle. Gli esiti non sono affatto scontati e i nomi dei “quirinabili” fin qui circolati potrebbero essere scartati sul nascere. O addirittura non essere presi in considerazione. Ad avere qualche chance, secondo i sedicenti beninformati, sarebbero, invece, due “pezzi da novanta” della finanza nostrana come Ignazio Visco e Mario Draghi i quali, però, a ben vedere, non avrebbero alcun interesse a traslocare nel palazzo quirinalizio.

Soprattutto l’attuale presidente della Bce che, da qualche giorno, si è guadagnato le prime pagine di tutte le testate economiche del globo per l’iniezione di liquidità (l’ormai famigerato ‘Quantitative easing’) con cui spera di ridare slancio all’economia europea. Per molti, l’idea che Draghi possa prendere in considerazione la possibilità di lasciare Francoforte per tornare in Italia come capo dello Stato è davvero ridicola. E i più cinici non faticano ad ammettere che ciò che Super Mario può fare per l’Italia come presidente della Bce non è neanche lontanamente paragonabile a quello che riuscirebbe a ottenere come presidente della Repubblica. In pratica, da Francoforte – dicono i più maliziosi – il banchiere romano può dare all’arrancante Bel Paese una mano che dal Colle non riuscirebbe a garantire.

Più probabile, per certi versi, potrebbe essere la candidatura di Ignazio Visco che, dal 2011, è subentrato proprio a Mario Draghi nella guida della Banca d’Italia. Il governatore, infatti, piacerebbe molto sia al presidente del Consiglio che a Silvio Berlusconi che starebbero ragionando da tempo sull’opportunità di affidare le chiavi del Colle a un “tecnico” più avvezzo a compulsare bilanci e statistiche che a invischiarsi nelle grane della politica interna. Un “arbitro” autorevole e credibile (anche all’estero), che garantirebbe al presidente del Consiglio (e a suoi alleati più o meno dichiarati) di giocare, senza troppi intralci, la propria partita sul campo.

Peccato che a mettere i bastoni tra le ruote saranno, con ogni probabilità, i partiti dell’opposizione: dal M5S (che ha annunciato di non voler prendere parte alle consultazioni al Nazareno) alla Lega, passando per Sel. La candidatura di un economista non incasserà mai il consenso unanime e non scalderà mai il cuore degli italiani che, dopo l’esperienza del governo Monti, tendono a guardare con sospetto e preoccupazione le mosse dei “professori” al potere. Senza considerare la “smarcatura” dello stesso Ignazio Visco che, incalzato da un giornalista sull’argomento, ha risposto: “Non c’è nulla e nessuno mi ha detto nulla. Sto bene dove sto, mi piace il mio lavoro.

Per questo, nelle ultime ore, circola con insistenza il nome dell’attuale ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, che – a differenza di Visco – sarebbe più che disposto a lasciare il ministero di via XX Settembre per traslocare nel palazzo abitato, per nove lunghi anni, da Giorgio Napolitano. Ce la farà?