Nessuno si faccia troppe illusioni: nonostante i timidi segnali di ripresa rilevati qua e là dagli osservatori, il quadro economico italiano resta compromesso.
L’Istat ha reso note ieri le stime preliminari sui prezzi al consumo, certificando che, nel mese di gennaio appena conclusosi, questi sono calati (al lordo dei tabacchi) dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,6% su base annua. Si dirà: se i prezzi scendono, non è poi una cattiva notizia. Ma non è esattamente così perché, nonostante i ribassi, gli italiani hanno continuato a comprare sempre di meno, confidando nella possibilità che i prezzi si sgonfino ulteriormente. Da qui l’allarme deflazione, con un calo annuo dei prezzi dello 0,6% che ci colloca ai minimi storici dal 1959.
A determinare il ribasso dei prezzi è stata, innanzitutto, la flessione che ha interessato i prodotti energetici non regolamentati (il cui costo è sceso del 6,3% rispetto a dicembre), l’energia elettrica (-2,2%) e i servizi relativi ai trasporti (-2,4% rispetto al mese precedente). Ad aumentare sono stati, invece, i prezzi dei vegetali freschi, saliti del 7,1% rispetto a dicembre.
Tendenze parzialmente riscontrabili anche nel confronto con i dati del 2014: il prezzo dei prodotti energetici, in particolare di quelli non regolamentati, è sceso del 14,1% rispetto all’anno precedente, mentre il costo dei servizi relativi ai trasporti, nonostante sia aumentato dello 0,2% su base annua, continua inesorabile la sua corsa al ribasso.
E se i prezzi dei beni ad alta frequenza sono diminuiti dello 0,5% su base mensile e dell’1,4% su base annua, lo stesso non è accaduto con i beni alimentari e i prodotti per la cura della casa e della persona che, in controtendenza, hanno fatto registrare un aumento dei prezzi dello 0,6% rispetto a dicembre e dello 0,1% rispetto all’anno scorso.