E’ un’Europa a due velocità quella emersa dal Rapporto della Caritas sull’impatto della crisi. Un’Europa sospesa tra la “corsa” dei Paesi più attrezzati (come la Germania, la Francia e il Regno Unito) e le frenate di arresto degli Stati più vulnerabili tra i quali va annoverata anche l’Italia.
Il Bel Paese, insieme al Portogallo, alla Spagna, alla Grecia, all’Irlanda, alla Romania e a Cipro fa parte, infatti, di quel gruppetto di Paesi che faticano più degli altri a rimanere a galla. Come certificato dalle statistiche riportate dalla Caritas che, è bene precisarlo, si riferiscono al 2013.
Il dato più significativo riguarda il rischio povertà che, secondo il rapporto, interessa il 24,5% dell’intera popolazione europea. Una percentuale destinata a crescere fino al 28,4%, se si parla dell’Italia e a “lievitare”, in maniera preoccupante, in riferimento alla Romania (40,4%) e alla Grecia (35,7%). Quanto al tasso di povertà assoluta che, nella media europea si è attestato al 9,6%, in Italia ha raggiunto il 12,4%, distanziandosi comunque parecchio dal “boom” negativo della Romania (28,5%) e dal 20,3% rilevato in Grecia.
Ancora: il tasso di disoccupazione che, nell’Europa a 28 Paesi, si è fermato al 10,8%, è stato pari al 12,2% in Italia, al 27,3% in Grecia e al 26,1% in Spagna. E i giovani? Il loro tasso di disoccupazione è stato del 23,4% a livello europeo e del 40% in Italia. Peggio di noi, solo la Grecia (58,3%) e la Spagna (55,5%). Primo posizionamento, invece, alla voce “Neet” (giovani under 30 che non studiano né lavorano): in Italia rappresentano il 22,2% del totale, contro la media europea ferma al 13%. Un triste primato “tallonato” dal 20,6% fatto registrare dalla Grecia.