Teatro Stabile di Catania fuori dai Teatri Nazionali, cronaca di una morte annunciata

Il logo del Teatro Stabile di CataniaPer raccontare questa storia si potrebbe prendere in prestito qualche titolo dalla letteratura del ‘900: magari “Cronaca di una morte annunciata”, o piuttosto “Il gioco delle parti”. Titoli che rendono appieno la gravità della notizia comparsa nei principali quotidiani regionali siciliani: l’esclusione, per il triennio 2015-2017, del glorioso (passato remoto!) Teatro Stabile di Catania dall’elenco delle strutture teatrali che hanno ottenuto la qualifica di Teatri Nazionali, stilato dal Ministero dei Beni e Attività Culturali e del Turismo.

Per tentare di dipanare questa matassa, occorre fare un passo indietro, ciò per dovere di cronaca e per rispetto nei confronti della storia lontana dell’istituzione teatrale etnea. Una cosa però va chiarita subito: la scelta operata dal MiBAC non è una scelta casuale, né politica, e né tanto meno discriminatoria nei confronti della Sicilia (anche il Teatro Biondo di Palermo ne è rimasto fuori). E’ una decisione adottata sulla base di prefissati parametri di valutazione relativi alla complessiva vita del teatro, nello specifico quello catanese.
Entriamo nel merito. Con D.M. 1° luglio 2014 sono stati stabiliti nuovi criteri per l’erogazione e le modalità per la liquidazione e l’anticipazione dei contributi statali agli spettacoli dal vivo (a valere sul Fondo unico per lo spettacolo, di cui alla Legge 30 aprile 1985, n. 163), operando una distinzione fra Teatri Nazionali, cioè quegli organismi che svolgono attività teatrale di notevole prestigio nazionale e internazionale, e che si connotano per la loro tradizione e storicità (art. 10), e Teatri di Rilevante Interesse Culturale, che svolgono attività di produzione teatrale prevalentemente nell’ambito della regione di appartenenza (art. 11). In allegato, il MiBAC ha introdotto delle Tabelle per la presentazione degli indicatori qualitativi per la valutazione dei progetti per ambito e per settore.

Si cominciano ad avvertire i primi segnali del terremoto.

Ma già il D.M. 12 novembre 2007, sempre in ordine ai criteri ed alle modalità di erogazione dei contributi in favore della attività teatrali, il MiBAC aveva previsto dei rigidi parametri per la valutazione qualitativa di tali attività (art. 5). Ne cito solo alcuni, i più importanti a parere di chi scrive: direzione artistica o organizzativa; identità e continuità del nucleo artistico e periodo di impiego degli scritturati in rapporto ai compensi da corrispondere; spazio riservato al repertorio contemporaneo, con particolare riferimento a quello italiano e di Paesi UE ed alla commissione di testi originali; obiettivo del progetto con riferimento alle sue finalità sociali; stabilità pluriennale dell’organismo; regolarità gestionale-amministrativa dell’organismo; rapporto fra entrate di bilancio ed intervento statale; andamento del flusso degli spettatori paganti registrati; capacità imprenditoriale di reperire risorse da parte di soggetti e istituzioni private; qualificata attività di documentazione e di diffusione anche editoriale dell’attività teatrale; creazione di rapporti con le scuole e le università, ivi compresi momenti di informazione e preparazione all’evento, idonei a favorire lo sviluppo della cultura teatrale; carattere di stanzialità per le attività stabili e tipologia del decentramento territoriale per le attività di giro; integrazione con il patrimonio storico ed architettonico; rapporto consolidato con enti locali ed istituzioni culturali; impiego di giovani di età compresa fra i diciotto e i trentacinque anni; formazione e sostegno alle nuove istanze artistiche.

Con D.M. 26 settembre 2014, il MiBAC stila l’elenco dei Teatri Stabili ad iniziativa pubblica per l’anno 2014 (e l’Ente Teatro di Sicilia Stabile di Catania vi compariva).
Infine, il 17 febbraio 2015, la Commissione Consultiva Teatro, incardinata presso il competente Ministero, ha stabilito le linee guida per la valutazione dei Teatri Nazionali e dei Teatri di rilevante interesse culturale, previsti dagli artt. 10 e 11 del già citato decreto ministeriale del 2014.

Al di là di queste considerazioni squisitamente tecniche, ma importanti per capirne di più, a stendere un velo di ghisa sulla vicenda riportiamo uno stralcio di un’intervista rilasciata a un quotidiano catanese dal Presidente della commissione consultiva per la prosa del MiBAC, professor Luciano Argano a proposito della “bocciatura” dello stabile catanese: “Secondo noi nel caso dello stabile di Catania, il progetto non ha un grosso respiro dal punto di vista prospettico, non riesce a tradurre anche degli elementi di visione in un racconto articolato, coerente e che abbia un certo spessore.”

Lasciamo trarre le opportune conclusioni ai Lettori; così come ci augureremmo opportune e doverose le conseguenze che dovrebbe trarre e tradurre dignitosamente in fatti la attuale governance dello stabile, il glorioso Teatro che fu di Mario Giusti, di Umberto Spadaro, di Michele Abruzzo, di Turi Ferro, di Ida Carrara, di Mariella Lo Giudice e, soprattutto, degli abbonati catanesi.

Antonio Maria Ligresti