Dall’Europa un aiuto alla cultura italiana

strasburgoIn tempo di crisi, di conti in rosso, di diffuso malcontento sociale come mai prima d’ora dall’inizio del processo di integrazione europea, l’UE torna a scommettere sul suo futuro, per superare la crisi economica e finanziaria e per ricostruire lo sfilacciato tessuto sociale e – in fondo – le ragioni stesse dello “stare insieme” in Europa.

Un futuro sostenibile, di crescita intelligente ed inclusiva: questa la strategia di “Europa 2020”, che riguarda cinque obiettivi, e cioè l’occupazione, la ricerca e l’innovazione, il cambiamento climatico e l’energia, l’istruzione e la lotta contro la povertà, che verranno tradotti in obiettivi nazionali.

La politica economica comunitaria tocca per la prima volta un settore fino ad ora poco considerato (o forse, per meglio dire, per nulla considerato): la cultura.

In ben due documenti ufficiali, le “Conclusioni del Consiglio europeo sul contributo della cultura all’attuazione della strategia di Europa 2020” (2011/C175/01) e la Comunicazione della Commissione sul tema “Valorizzare i settori culturali e creativi per favorire la crescita e l’occupazione nell’UE” (COM(2012) 537), si prende finalmente atto (era ora) delle forti potenzialità del settore culturale e di quello creativo, nell’ambito dei cardini della strategia di Europa 2020 fissati dalla Commissione.

E l’Italia ha fatto la sua parte. Infatti, nell’agosto 2014, è stato presentato alla Commissione europea il Programma Operativo Nazionale “Cultura” a sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), nell’ambito dell’obiettivo “Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione” rivolto alle regioni italiane meno sviluppate, secondo i parametri stabiliti dall’UE. E’ utile ricordare che i fondi strutturali e di investimento europei, i c. d. “fondi SIE” (il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, il Fondo Sociale Europeo, il Fondo di Coesione, insieme ai Fondi per lo sviluppo rurale e per il settore marittimo e della pesca) sono i pilastri della politica europea di coesione economica, sociale e territoriale, finalizzati a sostenere la crescita e l’occupazione in tutte le regioni svantaggiate corrispondenti al Livello 2 della classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (istituita dal Regolamento (CE) n. 1059/2003, modificato dal Regolamento (CE) n. 105/2007), cioè quelle aree regionali che presentano un PIL (Prodotto Interno Lordo) pro capite inferiore al 75 % della media del PIL dei paesi UE.

La Commissione europea, il 12 febbraio 2015, con Decisione C(2015) 925 ha adottato il Programma Operativo Nazionale “Cultura e Sviluppo” per il periodo 2014-2020, cofinanziato dai fondi comunitari (FESR) e nazionali, per un ammontare complessivo di Euro 490,9 milioni (di cui 368,2 milioni a valere sui fondi FESR e 122,7 milioni di cofinanziamento nazionale). Regista di tale importante successo è il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, nel ruolo di Amministrazione proponente ed in quello di Autorità di gestione.
Destinato a cinque regioni del Sud Italia – Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – il PON “Cultura e Sviluppo” si pone gli obiettivi di superare le condizioni di sottoutilizzo delle risorse culturali nelle Regioni meno sviluppate e, quindi, aumentarne l’attrattività mediante flussi più consistenti di domanda turistica e di fruizione culturale di qualità; valorizzare il territorio attraverso interventi di conservazione del patrimonio culturale; sostenere e promuovere il rafforzamento e l’insediamento di attività (imprenditoriali e del terzo settore) della filiera delle imprese creative e culturali.

Finalmente anche il settore culturale, per la prima volta, entra a pieno titolo fra le priorità della politica di coesione comunitaria, a conferma del ruolo fondamentale che riveste la cultura nelle politiche di sviluppo territoriale.

E’ questa l’ennesima occasione per il Mezzogiorno d’Italia (che si spera non venga sprecata) per proteggere, promuovere e sviluppare il proprio territorio attraverso azioni capaci di alimentare processi sostenibili di uno sviluppo locale teso a mettere in risalto e valorizzare le specificità delle micro e macro aree regionali periferiche, ma pur sempre d’Europa.

Antonio Maria Ligresti