Lavoratori italiani sfruttati in Australia: la denuncia del Comitato Italiani all’Estero

visa-k6BD-U43080542989775BmF-1224x916@Corriere-Web-Sezioni-593x443Lavorano anche di notte per undici ore di fila raccogliendo cipolle i 15000 italiani che si trovano a Brisbane, in Australia, con un visto temporaneo di «Vacanza Lavoro».

Quasi tutti al di sotto dei trent’anni, in molti sono laureati in cerca di futuro, disposti ad abbandonare i luoghi di provenienza,varcando i confini di un Paese che non garantisce lavoro e dignità. 

Alcuni di loro hanno lasciato l’Italia nella speranza di trovare un’occasione di lavoro certo, senza minimamente figurarsi di finire sottoposti a orari estenuanti, in cambio di misere paghe, ricatti e ritorsioni in condizioni di evidente sfruttamento.

La quasi totalità di nostri connazionali che attualmente si trovano in Australia lavorano nelle “farm” dell’entroterra, raccogliendo anche per 13 ore al giorno patate, manghi, pomodori e uva.

Le denunce sono dapprima arrivate da un locale programma tv, “Four Corners”, e dal presidente del Comitato italiani all’estero di Brisbane, Mariangela Stagnitti, che sostiene di aver ricevuto in un solo anno  “250 segnalazioni fatte da giovani italiani sulle condizioni che avevano trovato nelle aziende agricole australiane”, alcune delle quali terribili.

Spesso i ragazzi sono costretti a lavorare di notte alle intemperie, non possono lasciare il luogo di lavoro per recarsi al bagno e alle ragazze in particolare viene imposto di essere “carine” coi “contractor”.

“Alcuni datori di lavoro pagano meno di quanto pattuito e, se qualcuno protesta, minacciano di non firmare il documento per il rinnovo del visto. Altri invece fanno bonifici regolari […], poi obbligano i ragazzi a restituire i soldi in contanti”, dice ancora la Stagnitti aggiungendo: “La verità è che questi giovani in Italia sono disoccupati, senza molte opzioni, per questo vengono a fare lavori che gli australiani non vogliono più fare”.

Mutatis mutandis in Australia avviene quanto da anni si verifica anche nel nostro Paese: migliaia di immigrati lavorano nelle aziende agricole italiane in condizioni di totale asservimento ai datori di lavoro, raccogliendo pomodori e ortaggi sotto il sole cocente, per guadagnare quattro misere lire.

Ad ogni modo il governo dello stato di Victoria, ha annunciato indagini a tappeto, “con l’obiettivo di stroncare gli abusi e trovare nuove forme di regolamentazione che mettano fine allo sfruttamento”.