Essendo il Bel Paese, ci si aspetterebbe che l’Italia vincesse ogni competizione sul fronte del turismo. Ma così non è. Anzi: nella biennale classifica che il World Economic Forum stila per impalmare il Paese più competitivo in materia di viaggi e turismo, l’Italia riesce ad agguantare solo l’ottavo posto (risalendo comunque dalla 26sima posizione in cui era scivolata due anni fa).
A troneggiare quest’anno è la Spagna, che si posiziona al primo posto della classifica a 141. Tra i pregi riconosciuti alla penisola iberica, l’alto livello delle risorse culturali, la qualità delle infrastrutture e la capacità di promozionare online le proprie offerte turistiche. Il secondo posto è, invece, della Francia che riesce a fare meglio della Germania, arrivata terza. Fuori dal podio, gli Stati Uniti, che precedono la Gran Bretagna, la Svizzera (prima nella classifica del 2013) e l’Australia. Mentre l’ottavo posto (come già detto) è dell’Italia che si posiziona davanti al Giappone e al Canada.
Il Report su “Travel and Tourism Competitiveness” ha preso in considerazione 14 parametri differenti. Per quanto riguarda l’Italia, buoni livelli sono stati riconosciuti in riferimento alla qualità delle risorse naturali e culturali e delle infrastrutture, ma a frenare la corsa dello Stivale verso la cima della classifica sono stati i prezzi poco competitivi, la burocrazia, l’alta tassazione e la normativa sul lavoro considerata troppo rigida.
Ancora: stando a quanto certificato dai tecnici del World Economic Forum, l’Italia non rientra nella prima decade dei Paesi che indicano i viaggi e il turismo come loro priorità (tradendo dunque un’imperdonabile noncuranza per il proprio patrimonio) né in quella dei Paesi che scommettono sulla tutela delle loro risorse naturali in vista del turismo. Una “miopia” di incalcolabile gravità, in un Paese che dovrebbe puntare tutto sulla valorizzazione delle sue bellezze.