Pil, il Fmi alza le stime di crescita dell’Italia +0,7% e plaude alle riforme

STX06 WASHINGTON (EE.UU.), 22/4/2012.- La directora gerente del Fondo Monetario Internacional (FMI), Christine Lagarde, comparece en una rueda de prensa después de la reunión del Grupo Consultivo africano en el marco de las reuniones de primavera del FMI y del Banco Mundial, en Washington DC, Estados Unidos, hoy, domingo 22 de abril de 2012. EFE/Shawn Thew
STX06 WASHINGTON (EE.UU.), 22/4/2012.- La directora gerente del Fondo Monetario Internacional (FMI), Christine Lagarde, comparece en una rueda de prensa después de la reunión del Grupo Consultivo africano en el marco de las reuniones de primavera del FMI y del Banco Mundial, en Washington DC, Estados Unidos, hoy, domingo 22 de abril de 2012. EFE/Shawn Thew

Roma – Questo è un ottimo momento per le riforme, e allora avanti tutta. E’ questo l’invito del Fondo Monetario Internazionale nei confronti dell’Italia e in particolar modo del governo guidato da Matteo Renzi.
Occorre, infatti, secondo il Fmi “spingere al massimo con riforme più profonde per far accelerare la crescita”.
E ancora: “Le misure decise sono state ritenute fondamentali per far uscire l’Italia dalla recessione, ma è necessaria una crescita molto più forte per ridurre al disoccupazione e il debito più velocemente”.
Secondo le stime del Fmi, infatti, la crescita dell’Italia sarà dello 0,7% per il 2015, e le previsioni si fanno più rosee per l’anno prossimo, con la crescita stimata in +1,2%.
Bene anche sulle pensioni: “La reindicizzazione delle pensioni in osservanza della sentenza della Corte costituzionale dovrebbe modificare l’approccio di politica fiscale né quest’anno né in quelli a venire. La clausola di salvaguardia dovrebbe essere pienamente riequilibrata da tagli di spesa. Un modesto uso della flessibilità concessa dal Patto di stabilità e crescita potrebbe sostenere il programma di riforme strutturali e creare spazio per ulteriori tagli di tasse“.
Ma occorre lavorare di più, soprattutto su un miglioramento della spesa pubblica e sulla disoccupazione, con un occhio di riguardo a quella giovanile.