RiguardiAMOli – I Cult in Tv: Colazione da Tiffany

Io vado pazza per Tiffany e specie in quei giorni in cui mi prendono le paturnie […] è un posto che mi calma subito. Quel silenzio e quell’aria solenne: lì non può accadere niente di brutto.” Per Holly Golightly, uno dei personaggi più amati tra quelli interpretati di Audrey Hepburn, Tiffany rappresenta una tappa irrinunciabile: ogni mattina, all’alba, Holly beve un caffé e addenta un croissant davanti alle luccicanti vetrine della gioielleria della 5th Avenue e si sente parte del mondo, o qualche metro al di fuori. In pace, al sicuro. Si rinchiude in queste poche frasi, l’essenza stessa di tutto il film.

Per i cinefili immagine_colazione-da-tiffany_22529più romantici, o per quelli che per una sera decideranno di diventarlo, Rete 4 propone in prima serata una pietra miliare del cinema, un intramontabile classico degli anni ’60 travestito da film d’amore.

Blake Edwards dirige Audrey Hepburn, più elegante che mai negli abiti di Givenchy, nel ruolo di  un’accompagnatrice di lusso per uomini, che passa le sue giornate tra feste di ricconi, malavitosi ed eccentrici personaggi. All’apparenza superficiale, lunatica, frivola e chiacchierona, la ragazza nasconde dentro di sé una profonda disillusione del mondo, una grande paura della solitudine, che la spinge a tenere lontana qualsiasi forma di affetto, tranne il suo adorato fratello Fred, che non vede da tempo. Un appartamento senza mobili e un gatto senza nome sono tutto ciò che ha: se non si possiede nulla, non c’è nulla da perdere, pensa. La sua anima fragile e complicata colpisce al cuore lo scrittore Paul (George Peppard), uno scrittore mantenuto da una nobildonna, che incrocia con lei la sua solitudine. Holly ha alle spalle una storia difficile che cerca di rimuovere, un’identità che cerca di seppellire attraverso la continua fuga o un matrimonio d’interesse. Ma il celebre lieto fine è dietro l’angolo.

Colazione da Tiffany è un classico nel suo genere, una ventata di romanticismo di cui ogni tanto desideriamo approfittare. E’ una storia di solitudine e di speranza, di rinuncia e di crescita; un ritratto poetico dal classico stampo hollywoodiano. Forse un po’ troppo melenso e ottimista, se paragonato al romanzo di Truman Capote da cui è tratto: nessun lieto fine tra le pagine, ma una forte impronta cinica e nichilista ed una caratterizzazione di Holly molto più marcata sessualmente. Un lavoro certamente per lettori maturi e un po’ disillusi, trasformato in sogno d’amore dalla macchina hollywoodiana. E questo sogno, negli anni, ha contagiato anche noi spettatori (soprattutto spettatrici) sulle note dell’indimenticabile Moon River di Henry Mancini.

 La città di New York raccoglie in sé una serie innumerevole di simboli. E per tutte le romanticone di tutto il mondo, Tiffany è il Simbolo, tappa obbligata nella Grande Mela, foto ricordo irrinunciabile davanti alle sue vetrine. Dove c’è spesso chi pensa e osserva, magari con un croissant tra le mani.

https://youtu.be/BOByH_iOn88