“Il gatto siede dove era seduta la donna”, così recita un antico adagio latino.
Venerato dagli antichi egizi questo animale sinuoso e maliardo era associato alla dea Bastet – la Gatta sacra che seduce e incanta, protettrice della casa e della fertilità -, rappresentata con un corpo di donna e la testa di gatto.
In tempi meno remoti, durante il Medioevo, secondo la credenza popolare, il gatto incarnava il Maligno. Era sufficiente che lo si accudisse per essere giudicate alla stregua di diaboliche incantatrici e condannate al rogo.
Oggi il gatto è tra gli animali più amati in assoluto, in percentuale maggiore dalle donne.
E’ incontestabilmente vero che tra queste e i gatti esiste una corrispondenza particolare, molto intensa, una sorta di legame magico, imprescindibile, che il noto etologo inglese Desmond Morris, nel libro “Catwatching”, ha tentato di spiegare postulando tre diverse teorie.
Secondo lo studioso i gatti preferirebbero la compagnia delle donne, in primo luogo in virtù del fatto che sono dotate di una voce più acuta rispetto a quella degli uomini, presumibilmente più affine al loro miagolio.
I mici prediligerebbero le donne anche perché queste, a differenza degli uomini che si approcciano loro dall’alto – chinandosi per accarezzarli o richiamarne l’attenzione, al contempo sovrastandoli -, tendono ad accovacciarsi e a interagire con loro ponendosi al medesimo livello, senza pertanto intimorirli.
Secondo la terza ed ultima ipotesi, i gatti diffiderebbero dagli umani di sesso maschile perché li assocerebbero ai veterinari (per lo più uomini), che per guarirli procurano loro fastidio, timore, eventualmente dolore.
Alcune ricerche hanno stabilito che i cinofili sono più estroversi e coscienziosi di quelli che preferiscono i gatti, che invece risultano più creativi e anticonformisti, degli edonisti che amano essere adulati, ma altresì assai nervosi.
Ebbene, chi potrebbe mai negare che queste siano caratteristiche proprie anche del gentil sesso?!