L’annuncio arriverà, con ogni probabilità, questo pomeriggio, nel corso di una conferenza stampa durante la quale Matteo Renzi celebrerà, senza economizzare sui trionfalismi, il successo di un’operazione siglata con l’Audi. Un’intesa importante che – salvo contrordini dell’ultima ora – dovrebbe garantire la produzione del nuovo modello Suv targato Lamborghini nello stabilimento di Sant’Agata Bolognese.
Sul piatto, lo Stato italiano, avrebbe messo circa 80 milioni di euro di incentivi (alcuni parlano addirittura di 100), sufficienti a convincere i tedeschi dell’opportunità di realizzare la nuova vettura in terra italiana. Una buona notizia per i dipendenti della Lamborghini dove la produzione del nuovo modello della Urus (questo il nome della 600 cavalli attesa sul mercato per il 2019) dovrebbe portare con sé 500 nuovi posti di lavoro.
Ma la storia dell’accordo coi tedeschi è anche una storia di successo sindacale. Soprattutto da parte della Fiom che è riuscita a ottenere importanti risultati. L’intesa raggiunta con l’Audi – che mira, come è logico che sia, a migliorare la produttività aziendale – non sembra, infatti, comprimere i diritti dei lavoratori. Anzi: per ridurre la precarietà, si è pensato di prorogarla fino a un massimo di 16 mesi a conclusione dei quali potranno aprirsi due strade: l’assunzione a tempo indeterminato o il pagamento di 220 euro al mese unitamente al rilascio di un “patentino di qualità” che gli ex dipendenti della Lamborghini potranno spendersi in futuro.
Non solo: sindacati e azienda avrebbero trovato un accordo anche sullo strumento del prepensionamento alla tedesca che, come è facile intuire, consentirà ai lavoratori più agé di riposarsi anticipatamente “riscattando” straordinari e ore aggiuntive (come le pause non fatte, ad esempio). E poi ancora: l’aumento del 5% degli stipendi mensili e premi più sostanziosi per i dipendenti più produttivi. “L’intesa – hanno commentato i segretari regionale e provinciale della Fiom – dimostra che i conflitti possono essere risolti non eliminando l’una o l’altra parte, ma privilegiando il bilanciamento tra le giuste esigenze aziendali e dei lavoratori”.