Della vertenza Bridgestone non si è più parlato. Eppure il clima, tra i lavoratori dello stabilimento di Modugno (in provincia di Bari), continua ad essere teso. Soprattutto perché 190 di loro rischiano concretamente di perdere il posto di lavoro entro la fine dell’anno.
Ma andiamo con ordine: nel settembre del 2013, la multinazionale giapponese siglò un accordo che prevedeva, tra le altre cose, la riconversione dello stabilimento e un investimento di 31 milioni di euro cofinanziato da Invitalia, l’agenzia nazionale che, su incarico del ministero dell’Economia, tenta di favorire lo sviluppo d’impresa nel nostro Paese. L’intesa del 2013 prevedeva anche una riduzione dei volumi produttivi, ovvero una razionalizzazione del personale, attraverso una serie di incentivi tra cui la mobilità volontaria. Ed è proprio su questo punto che si starebbe consumando il braccio di ferro coi sindacati perché la Bridgestone avrebbe fatto intendere di voler applicare quanto definito nell’accordo di 2 anni fa predisponendo la messa in mobilità di 190 dipendenti dello stabilimento pugliese entro dicembre 2015.
E c’è di più: stando a quanto riferito dal segretario generale della Uiltec, Paolo Pirani, l’azienda vorrebbe anche “alleggerire” la busta paga dei lavoratori e punterebbe a ottenere delle deroghe sul contratto nazionale (sulla scia di quanto già fatto da Sergio Marchionne alla Fca). La vertenza, insomma, rimane aperta e un nuovo tavolo è stato già convocato per il prossimo 10 giugno al ministero dello Sviluppo economico. Ma i lavoratori di Modugno non hanno voluto aspettare e oggi, sostenuti dai sindacati, incroceranno le braccia per uno sciopero di 8 ore. Mentre il governatore uscente, Nichi Vendola, e quello che probabilmente gli subentrerà a breve, Michele Emiliano – che due anni fa si batterono strenuamente ingaggiando una lotta muscolare contro l’azienda – hanno scelto, per questa volta, di rimanere in silenzio.