Ma quale spending review? Stando ai conti del Centro studi di Unimpresa, lo Stato non avrebbe mai preso le forbici in mano per rimettere a posto i propri conti e starebbe, al contrario, spendendo sempre di più.
Se tra gennaio e aprile del 2014, la spesa pubblica si è, infatti, fermata (si fa per dire) a 160,9 miliardi di euro, nel primo quadrimestre di quest’anno ha raggiunto invece i 177,2 miliardi di euro, con un incremento del 10,17% pari a 16,3 miliardi.
E a incidere in maniera importante sono state le spese correnti – ovvero quelle legate agli acquisti, ai servizi, agli appalti, alle forniture, alla sanità, agli stipendi e alle pensioni – che ci sono costate il 10,54% in più rispetto all’anno scorso. Detta in numeri: si è passati dai 150,5 miliardi di euro di gennaio-aprile 2014 ai 166,4 miliardi di quest’anno (+15,8 miliardi).
Meno dispendiose (ma comunque in salita) sono risultate, invece, le uscite in conto capitale ovvero gli investimenti in grandi opere e infrastrutture. Per finanziarle, lo Stato ha speso, infatti, il 4,76% in più, passando dai 10,3 miliardi di euro dell’anno scorso ai 10,8 miliardi di quest’anno (+491 milioni).
In pratica, lo Stato spende più di quanto potrebbe presentando il conto ai contribuenti. “Le tasse aumentano sistematicamente sia sulle famiglie sia sulle imprese e la spending review è un oggetto misterioso – ha osservato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – Per ridurre la pressione fiscale gli spazi esistono, ma bisogna aggredire gli sprechi ed è lì che la politica si ferma perché c’è il rischio di scontentare sempre qualcuno”.