I giovani italiani faticano sempre più a trovare lavoro. E quando ci riescono, devono accontentarsi, quasi sempre, di un impiego precario. A certificarlo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che ha diffuso ieri l’ennesimo “bollettino di guerra” per gli under 29 che vivono nel nostro Paese.
La disoccupazione giovanile italiana non accenna, infatti, ad arrestarsi. Anzi: nel 2014, è aumentata ulteriormente (+2,7% rispetto all’anno precedente) attestandosi al 42,7%. Una crescita inarrestabile che, nel corso degli ultimi 7 anni, si è tradotta nel raddoppio della quota dei giovani senza impiego che, nel 2007, rappresentavano “solo” il 20,4% del totale.
E non si pensi che vada meglio ai Neet (coloro che non lavorano né studiano): secondo l’Ocse, “più di una persona su 4, di età uguale o inferiore ai 29 anni, in Italia, non è né occupata né in educazione”. Una percentuale, ha continuato l’istituto parigino, che “si è impennata del 40% dall’inizio della crisi, aprendo un ampio divario con la media Ocse”.
Ma le brutte notizie non finiscono qui perché i giovani che riescono (più o meno rocambolescamente) a trovare un lavoro in Italia, devono accontentarsi, quasi sempre, di un impiego precario. La loro percentuale è, infatti, passata dal 52,7% del 2013 al 56% del 2014. E rispetto al 2007 e al 2000, è addirittura aumentata del 14 e del 30%.
E non si pensi che restino precari per poco: “Solo il 55% delle persone che entrano nel mercato del lavoro cominciando con un lavoro temporaneo – ha anzi evidenziato l’Ocse – ha un contratto permanente dieci anni dopo in Italia, uno dei dati più bassi nell’Ocse”. Mentre quasi il 40% degli under 25 è riuscito a mantenere il lavoro, l’anno scorso, per meno di 12 mesi.
Il quadro tracciato dall’Ocse non concede, insomma, troppe speranze. Anche perché a complicarlo ci sono i dati della disoccupazione generale (non solo giovanile) che, nel nostro Paese, ha raggiunto, nel 2014, il picco del 12,7% (+6,6% rispetto al 2007). E ad aumentare è stata anche l’incidenza della disoccupazione di lungo periodo: nel 2014, il 61,5% dei senza lavoro lo era, infatti, da almeno un anno, contro il 56,9% dell’anno precedente.
Cosa aspettarsi allora? “La crescita dell’Italia resterà timida per un po’ di tempo”, ha sentenziato l’Ocse, che vaticina una crescita del Pil dello 0,6% per l’anno in corso e dell’1,5% per il 2016. Ma non tutto è perduto perché, secondo l’organizzazione internazionale, l’approvazione del Jobs Act aiuterà il Bel Paese a risollevarsi. “La riforma del lavoro – hanno commentato da Parigi – rappresenta un importante passo avanti verso la riduzione delle diseguaglianze di lungo periodo e l’eliminazione della segmentazione del mercato del lavoro italiano”.