L’Ue? E’ “in debito” con l’Italia di 38 miliardi di euro

Ue

 

Paghiamo molto all’Ue, ma contiamo poco: è questo il titolo che la Cgia di Mestre ha scelto per sintetizzare il contenuto dell’ultima rilevazione condotta dal suo Ufficio Studi. Dalla quale emerge con chiarezza che, nonostante l’Italia trasferisca a Bruxelles più di quanto le venga restituito, il ruolo che riesce a giocare, nel concerto decisionale, resta marginale.

Questi i numeri: tra il 2007 e il 2013, i governi italiani hanno versato all’Ue 109,7 miliardi di euro di cui solo 71,8 sono tornati indietro. Il saldo negativo di 37,9 miliardi di euro ci pone al quarto posto della classifica dei “creditori” che, manco a dirlo, contempla il primato della Germania (con 83,5 miliardi di euro), seguita dal Regno Unito (con 48,8 miliardi) e dalla Francia (con 46,5 miliardi).

L’Italia è, insomma, il quarto contributore netto a garantire l’azione dell’Unione europea, eppure – sembra essere l’amara considerazione dei tecnici della Cgia – resta ai margini delle decisioni che contano (la recente gestione dell’affaire greco da parte della diarchia Germania-Francia ne è stata l’ennesima prova).

E se ci sono Paesi che, come il nostro, danno all’Ue più di quello che ricevono; non mancano Paesi che, di contro, riescono a incassare più di quanto versano. Stando ai dati diffusi dall’Ufficio studi della Cgia, infatti, il saldo è nettamente positivo per la Polonia (+57,8 miliardi di euro), per la chiacchieratissima Grecia (32,2 miliardi di euro), per il Portogallo (21,8 miliardi) e per l’Ungheria (20,3 miliardi).