Ance: investimenti e detassazione per tornare a crescere

Costruzioni

 

Che il settore delle costruzioni abbia subito, con maggiore incidenza, gli effetti della crisi, è cosa nota a tutti. A ricordarlo sono arrivati, però, anche i dati dell’ultimo Osservatorio congiunturale elaborati dal Centro studi dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), che hanno confermato il perdurare di un quadro critico.

Nell’intera filiera delle costruzioni, negli ultimi 8 anni, si sono persi 800 mila posti di lavoro80 mila imprese hanno dovuto chiudere i battenti e gli investimenti sono crollati del 35%. Numeri da “bollettino di guerra”, che solo le ultime rilevazioni sembrano “calmierare”. I dati rilevati ad aprile parlano, infatti, di un leggero incremento (+0,6%) delle ore lavorate, di un aumento del 16,6% del numero dei bandi di gara emanati nei primi 5 mesi del 2015 e di previsioni di spesa per investimenti fissi in salita.

E’ sufficiente a sperare che qualcosa stia finalmente cambiando? Non proprio. Secondo i tecnici dell’Ance, anzi, potrebbero profilarsi adesso due differenti scenari: il primo, senza interventi pubblici, prefigurerebbe un ulteriore calo degli investimenti (-0,5%); il secondo, puntando sullo sblocco delle opere pubbliche e sulla detassazione della casa, potrebbe invece condurre a una crescita del 3,2% degli investimenti. Che – è l’auspicio dell’associazione dei costruttori – si tradurrebbe in 85 mila posti di lavoro in più e in 15 miliardi di ricaduta positiva sul Pil.

E l’Ance ha anche indicato la strada da seguire, segnalando 5.300 progetti immediatamente “cantierabili” (tra edilizia scolastica, infrastrutture strategiche e opere contro il rischio idrogeologico) per un importo complessivo di 10 miliardi di euro.

Ma non di soli investimenti pubblici, ha bisogno il settore, per risalire la china: anche il comparto edile della casa necessita, infatti, di un sostanzioso aiuto. E per quanto, anche qui, possano essere riconosciuti i primi timidi segnali di cambiamento (il mercato della compravendita è tornato a crescere e i mutui sono aumentati, soprattutto per effetto dei tassi, fermi al 3%, mai così bassi), molto resta ancora da fare. Soprattutto sul fronte della pressione fiscale che, dal 2011 al 2014, è aumentata del 143,5%.

E poi ci soni i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione. Stando a quanto certificato dai tecnici dell’Ance, il settore delle costruzioni deve ancora riscuotere 8 miliardi di euro dallo Stato. E i tempi medi di pagamento rimangono troppo lunghi: 177 giorni contro i 60 prescritti dalla legge.