Lavoro e tempo libero: per 6 italiani su 10 non hanno confini

Relaxed Businessman Reclining Working on the Beach

 

Una recente indagine di Randstad ha rilevato un aspetto interessante: i confini tra il lavoro e il tempo libero tendono sempre più a sfumare, anche (e soprattutto) tra gli italiani che non godono esattamente della fama di stakanovisti.

La multinazionale olandese che si occupa di ricercare, selezionare e formare personale ha, infatti, certificato che, nel 67% dei casi, ai lavoratori italiani viene chiesto di essere disponibili anche fuori dell’orario di ufficio. E nella classifica mondiale a 34 Stati di “workaholic” (dipendenza da lavoro), l’Italia si posiziona al settimo posto, con il 55% dei lavoratoti a cui viene chiesto di rispondere a telefonate ed email anche quando è in vacanza (la media mondiale si ferma al 47%) e il 48% che si sente costretto a farlo (contro la media del 38%).

E si tratta di un trend in continua crescita: se tre anni fa, a non riuscire a “staccare” erano solo quattro connazionali su dieci, adesso il 69% dei lavoratori si sente in dovere di rispondere immediatamente alle chiamate del capo o dei colleghi mentre il 64% rinvia a un altro momento. E non mancano coloro – il 51% del campione interpellato – che scelgono di rimanere in contatto con l’ufficio anche quando sono sotto l’ombrellone. Per rimanere aggiornati su ciò che succede in loro assenza.

“E’ merito o colpa della tecnologia che ci permette di essere eternamente connessi ha commentato l’amministratore delegato di Randstad Italia, Marco Ceresa – La trasformazione è radicale ed estremamente rapida: da un lato, può costituire un’opportunità di maggiore produttività, ma dall’altro deve essere governata con un’adeguata organizzazione del lavoro per evitare effetti patologici sulla salute delle persone”. La dedizione al lavoro tradita da una percentuale sempre più alta di italiani deve essere, insomma, gestita bene, per evitare che infici la loro serenità psicologica e comprometta, di riflesso, la loro sfera privata.

E se vi state chiedendo a chi va riconosciuto il primato di stakanovisti mondiali, sappiate che si tratta dei lavoratori cinesi, reperibili (anche fuori dall’orario di lavoro) 89 volte su 100. A differenza dei colleghi del Nord Europa che, stando ai dati raccolti da Randstad, sono molto gelosi del loro tempo libero. E accettano, solo nel 40% dei casi, di rispondere alle “sollecitazioni” dell’ufficio quando stanno per tornare a casa o sono in vacanza.