E’ una fotografia che non lascia spazio a troppe illusioni quella scattata dallo Svimez, che ha presentato oggi le anticipazioni del suo ultimo Rapporto sull’economia del Mezzogiorno.
Un’istantanea che conferma lo stato di grande sofferenza del Sud del Paese dove, per il settimo anno consecutivo, il Pil resta negativo. E dove tutti i parametri che riguardano l’economia locale rimarcano la crescente distanza dal resto dell’Italia. E non solo: nel periodo compreso tra il 2001 e il 2014, il nostro Sud è riuscito infatti a fare peggio della Grecia, con un tasso di crescita in flessione del 9,4%, ampiamente più alto del -1,7% fatto registrare dal Paese di Tsipras.
Ancora: se i consumi nel Centro-Nord sono aumentati, nel 2014, dello 0,6%, le famiglie meridionali hanno, invece, continuato a spendere di meno (-0,4%). E le stime si fanno ben più allarmanti, se si prende in considerazione (come ha fatto lo studio) il periodo compreso tra il 2008 e il 2014 durante il quale i consumi del Sud sono precipitati del 13,2% (contro il -5,5% del resto del Paese). Il calo più importante, pari al 18,4%, ha riguardato i beni e servizi, ma molti connazionali del Mezzogiorno hanno dovuto ridimensionare anche l’acquisto di vestiti e calzature (-16%) e la spesa alimentare (-15,3%).
Non va meglio alla voce investimenti: nel 2014, al Sud, sono scesi del 4% mentre al Centro Nord solo (si fa per dire) del 3,1%. Ma è, ancora una volta, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014, che si palesano le stime più preoccupanti con un vero e proprio tracollo degli investimenti che, nel Mezzogiorno, ha raggiunto il -38% (-27% nel resto del Paese). Con ripercussioni particolarmente pesanti per il settore dell’industria in senso stretto (-59,3%) e delle costruzioni (-47,4%). Gli stessi che faticano, più degli altri, a risollevarsi.
“Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale – si legge nel Rapporto dello Svimez – con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente”.
Le previsioni, insomma, non sono delle migliori. Anche perché nessun parametro sembra incoraggiare un cauto ottimismo. Le esportazioni che, al Centro e al Nord, sono aumentate, nel 2014, del 3%, al Sud si sono invece contratte del 4,8%. Quanto al numero degli occupati, nel 2014, non ha superato i 5,8 milioni, attestandosi ai livelli del 1977. Di più: tra il 2008 e il 2014, il tasso di occupazione ha subito, nel Mezzogiorno, una flessione del 9% mentre al Centro e al Nord si è fermato a -1,4%. E a stare peggio sono le donne (al Sud lavora solo il 20,8% del totale) e i giovani che, nel 2014, hanno raggiunto un tasso di disoccupazione del 56%.