Oggi 1 Ottobre 2015 si celebra la Giornata internazionale dell’anziano, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 14 Dicembre 1990, allo scopo di “rendere omaggio al contributo di questa importante parte della popolazione, riconoscendo il valore aggiunto che gli anziani rappresentano nell’organizzazione sociale”.
Un anno dopo l’Assemblea ha infatti adottato i Principi delle Nazioni Unite per le Persone Anziane con Delibera 46/91, composta di 18 articoli che fissano i principi universali essenziali da garantire alle persone anziane: indipendenza, partecipazione, cura, auto-realizzazione e dignità.
In occasione di questa ricorrenza l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato una classifica dei Paesi più “vecchi” al mondo evidenziando in generale che, entro il 2050, il numero degli over 60 raddoppierà passando da 900 milioni a due miliardi, e che già entro il 2020 gli ultrasessantenni supereranno in numero i bambini di cinque anni.
Diversamente da quanto accadeva qualche decennio fa, oggi la maggior parte delle persone raggiungono o superano i 60 anni. Si stima che nel mondo siano circa 125 milioni gli individui che raggiungono gli 80 anni.
Fin qui nulla di eclatante in verità. La cattiva notizia è che per il secondo anno il nostro si conferma il secondo Paese più vecchio al mondo (al primo posto troviamo il Giappone), ed il primo in Europa.
Alla vigilia della Festa dei Nonni, che l’Italia celebra il 2 Ottobre, il rapporto dell’Oms presentato gli scorsi giorni a Whashington evidenzia che il nostro Paese sta invecchiando rapidamente.
I dati demografici attestano che l’indice di vecchiaia – il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni-, nel 2015 ha indicato che in Italia ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani.
Tra questi le donne costituiscono la maggioranza.
L’80% degli anziani italiani è costituito da “persone attive”, ovvero individui che generano risorse per 82 miliardi di euro l’anno e contribuiscono alle spese sostenute dalle famiglie.
Il 70,8% di essi (11 milioni circa), sono nonni che si occupano abitualmente e con regolarità dei nipoti.
Ma cosa concorre, in Italia in particolare, al costante incremento del numero di anziani?
Certamente, come sostiene Flavia Bustreo, Vice Direttore Generale dell’OMS per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini, fattori come l’accessibilità universale e l’alto livello del sistema sanitario, compresi anche i risultati raggiunti nella salute materno-infantile agiscono, per così dire, in favore della longevità.
E giacché la popolazione invecchia incessantemente è necessario che i Governi si apprestino ad apportare dei cambiamenti, rendendo i luoghi dove viviamo più piacevoli e fruibili per le persone anziane, allineando i sistemi sanitari con le loro esigenze, garantendo loro assistenza per le malattie croniche.
“Le famiglie – conclude la Bustreo – avranno bisogno di sostegno per fornire assistenza, lasciando maggiore libertà alle donne, che spesso sono anche coloro che si prendono in carico la cura per i familiari più anziani».