Il mondo dichiara ufficialmente guerra all’Isis!
Russia, Stati Uniti, Israele, Iran, Paesi del Golfo, Turchia, Giordania e Italia, si schierano nella lotta verso l’annientamento dello “Stato Islamico”, il gruppo terroristico di matrice fondamentalista attivo in Siria e Iraq costituito dal “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi nel Giugno 2014.
I primi a bombardare le postazioni dello Stato islamico in Siria sono stati ieri i caccia russi, in un’azione militare ordinata dal presidente russo Vladimir Putin.
L’attacco avrebbe causato la morte di decine di civili, tra i quali numerosi bambini, che andrebbero ad aggiungersi alle 250mila vittime del conflitto in atto in quell’area dal 2011.
La Russia, storica alleata di Bashar al-Assad, attuale presidente della Siria, ha formalmente deciso di assistere militarmente il rais contro lo Stato islamico e tutti i gruppi integralisti presenti nel territorio, anche con l’appoggio ed il favore dell’alleato Iran.
L’azione militare ad opera dell’aviazione russa ha immediatamente sollevato l’obiezione degli Stati Uniti.
Dal Pentagono sarebbero giunte le prime manifestazioni di disappunto: “è stata gettata benzina sul fuoco. La strategia è destinata a fallire”, così si sono espressi gli esponenti del Dipartimento della Difesa americano.
Gli attacchi sarebbero privi di coordinazione e comprometterebbero l’efficacia dello scontro.
Gli oppositori all’azione militare russa denunciano che i bersagli dei raid russi siano gli stessi degli attacchi condotti in precedenza dall’aviazione governativa di Assad nelle zone controllate dai gruppi ribelli “moderati” non jihadisti.
Tale ipotesi sarebbe stata confermata anche dal segretario alla Difesa degli USA Ash Carter che ha affermato: “Sembra che gli attacchi siano stati condotti in zone dove verosimilmente non ci sono forze dell’Is”
Che tra le due grandi potenze non ci fosse accordo sulle strategie da mettere in atto nel conflitto in Siria e Iraq, è noto sin dal 2011 quando Washington sostenne la necessità di una transizione politica che prevedesse l’allontanamento di Assad. Mosca supporta invece lo status quo di Damasco.
Tuttavia in queste ore, il presidente americano Obama si è detto disposto a collaborare con Russia e Iran, che dall’inizio del conflitto combatte a fianco del regime, con il sostegno delle milizie sciite libanesi di Hezbollah.