Di recente sul sito americano Salary.com sono apparsi gli esiti di una ricerca incentrata sulla figura della casalinga.
Efficiente h24 – e talora sottovalutata poiché i doveri cui ottempera non costituirebbero un lavoro vero e proprio -, una casalinga, nel corso dell’intera giornata, è in grado di destreggiarsi abilmente tra innumerevoli incombenze: pulizie di casa, bucato, spesa al supermercato, figli, mariti, cucina… tanto per citarne solo alcune.
Per questo da anni ormai più d’una fonte reclama un riconoscimento per queste regine della casa, angeli del focolare domestico.
In Italia nel 1982 Adriana Poli Bortone, dell’allora MSI – il Movimento Sociale Italiano, fondato nel 1946 da alcuni reduci della Repubblica Sociale Italiana -, presentò una proposta di legge affinché alle casalinghe venisse conferito un assegno mensile “come riconoscimento al valore anche economico, e non solo sociale, dei compiti che svolgono in famiglia, essendo le vere spine dorsali del nostro corpo sociale basato (appunto) sulla famiglia”.
Nel medesimo anno sono stati fondati il Movimento italiano casalinghe e Federcasalinghe – due associazioni che aspirano a rappresentare le donne che si occupano della casa e del ménage familiare -, che rivendicano “i diritti delle lavoratrici “invisibili” e instancabili e l’esigenza di dare un valore al loro lavoro”.
Nel 1995 la Corte Costituzionale ha riconosciuto il lavoro delle casalinghe come un’attività lavorativa a tutti gli effetti perché, secondo l’Articolo 35 “ha un elevato valore sociale ed economico e può quindi essere ricompreso nella norma costituzionale che tutela il lavoro “in tutte le sue forme”.
Nel 1997 è stato istituito il “Fondo di previdenza per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari” e, nel 1999, introdotto un fondo speciale per l’assicurazione delle casalinghe contro gli infortuni domestici.
Ciononostante ad oggi non è prevista alcuna effettiva retribuzione per le casalinghe, dal momento che “l’idea che lo stato si faccia carico di un assegno mensile non è attualizzabile”.
Ma quanto vale, in “grana”, il mestiere di casalinga?
Secondo Salary.com l’ipotetico salario di una casalinga si aggirerebbe intorno ai settemila euro al mese, circa 84mila euro l’anno, la giusta ricompensa per un lavoro assai faticoso, secondo le seimila donne intervistate.
Dall’indagine è emerso altresì che una casalinga in media passa 14 ore a settimana ai fornelli, “scarrozza” la prole in macchina per almeno 8 ore, segue i figli nei compiti di scuola per 13 ore e, “less but not least”, si converte in psicologa professionale per il resto dei membri della famiglia per almeno 7 ore alla settimana.
Moltiplicando questi dati e gli altri elementi a disposizione con le tariffe medie delle varie categorie professionali, gli esperti hanno ottenuto appunto la cifra di 6.971 euro al mese.
Nella realtà si è ben lontani dal garantire una busta paga a questa categoria di donne multitasking cui, con buona pace della “casalinga di Voghera”, non sempre a torto viene attribuita (con simpatia?!), la qualifica di “Desperate Housewives”.
Michela De Minico