Adeguati i dati del Missing Migrant Project con le ultime 95 vittime registrate dalla scorsa domenica al largo delle coste libiche, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, Oim, ha reso noto che dall’inizio del 2015 sono 2.987 i migranti e i rifugiati che hanno perso la vita nel Mediterraneo, ovvero “quasi tre quarti dei 4.093 migranti morti in tutto il mondo nel 2015”.
William Swing, direttore generale dell’associazione, ha dichiarato con mestizia: “Il Mediterraneo resta la rotta più mortale per i migranti del nostro pianeta“. […] Queste perdite di vite umane sono inutili, completamente evitabili e assolutamente inaccettabili”.
Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha parlato invece di ecatombe: “L’eventuale vittoria del regime di Assad, resa ancora più probabile dall’appoggio di Russia e Iran, provocherà una nuova ondata migratoria”.
Secondo stime provenienti dalla Turchia infatti, altri tre milioni di rifugiati potrebbero giungere da Aleppo e dai suoi sobborghi.
A tale riguardo il vicepremier di Ankara, Numan Kurtulmus, ha manifestato grande preoccupazione: “L’ovest della Siria è la zona con la più alta popolazione: Damasco, Homs, Hama, Aleppo e Latakia. […] Ogni intervento aggiuntivo, e in particolare i bombardamenti russi alle postazioni dei dissidenti moderati, rafforzeranno il regime”.
Si calcola che nel Mediterraneo nel 2015 siano giunti 557.899 migranti, un numero impressionante che in un anno è raddoppiato: in tutto il 2014 se n’erano registrati 219.000.
Alcune fonti Ue hanno riportato che il governo turco si impegnerà ad aprire nuovi centri di accoglienza per arginare la diaspora verso i Paesi europei.
Ankara e Bruxelles hanno siglato un accordo in base al quale Grecia e Turchia si ripartiranno gli incarichi nell’Egeo.
Il piano d’azione prevede anche l’apertura di sei centri d’accoglienza, cofinanziati dall’Unione europea, destinati ai rifugiati in Turchia.
Nel frattempo Atene ha annunciato l’apertura di cinque hotspot sulle isole.