“L’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra”. Questo è quanto diceva Goethe qualche secolo fa parlando della Sicilia.

E oggi? Che cos’è la Sicilia? Qual è l’immagine che essa dà al mondo? Le risposte a queste domande sono tutte negli occhi e nelle parole dei turisti che vengono a visitare questa terra. Le loro testimonianze, le loro parole sono pressoché simili. Che siano garbati turisti nord europei, o pomposi uomini yankee, o timidi ometti orientali, giunti in Sicilia, ciò che colpisce i loro occhi è la sua variegata bellezza, la completezza di ogni panorama, fatto di mare e monti, di albe su splendidi orizzonti marini, di tramonti su maestosi vulcani zampillanti di fuoco. E ad ogni lampo di meraviglia che colgo nei loro occhi, ripenso alle parole di Goethe, e all’importanza che questo cumulo di terra sparsa sul Mediterraneo possiede, un’importanza non circoscritta al mero interesse opportunistico di chi la abita e di chi vorrebbe sfruttarla solo perché la natura é stata generosa con lei. Penso piuttosto a tutti coloro che nasceranno, e al desiderio che nascerà in loro, quando leggendo su antichi libri della sua proverbiale bellezza, correranno a cercarla sulle mappe futuristiche del mondo, penso a quanto sarà triste per loro scoprire che quell’isola non esiste più.
Penso al futuro dei futuri figli di questa terra, che da lei non avranno più nulla. E anche se è opinione comune che questa grande isola sia sempre stata avara di soddisfazioni, credo sia arrivato il momento di pronunciare l’assoluta verità ammettendo e assumendo in noi, siciliani dallo spirito debole, le colpe di questa mediocrità, di questo sfacelo, di questa violenza perpetrata nei confronti di una terra che ha sempre dato tutto ai suoi figli. Ma come accade nelle famiglie benestanti, dove gli eredi perdono il senso della ricchezza nella quale vivono, anche i siciliani, ricchi di un retaggio culturale e paesaggistico unico al mondo, hanno sperperato come figli degeneri ogni tesoro.
Penso che alla fine è tutto inutile quando ci si deve arrendere di fronte ad un cumulo di uomini privi di qualsivoglia virtù, capaci di vendere gli ultimi tesori di questa terra dalla storia millenaria, ai ratti del petrolio. Oh Sicilia, patria di Archimede, di filosofi e poeti, musicanti e pittori, di eroi e di idioti; mi chiedo come sia stato possibile, che la peggiore specie umana: immorale, ignorante, depravata, malvagia, scellerata, corrotta, degenerata, infame, sia riuscita ad arrivare laddove invasori e briganti, ladri ed assassini, e la stessa mafia non ha mai osato. E’ davvero frustrante e inconcepibile che nello stesso momento in cui imprenditori siciliani investono denaro, energie, giorni, mesi, anni, vite intere, in idee e progetti per la valorizzazione delle immense risorse siciliane, per lo sviluppo del turismo, per la salvaguardia di luoghi e culture; nello stesso istante altri uomini, che definirli tali è un oltraggio alla specie umana, non facciano altro che bombardare, incendiare, devastare ogni cosa che quegli uomini di buona volontà, giorno dopo giorno, un mattone alla volta, cercano di costruire. Penso ad un imprenditore agrigentino che ha ipotecato denari e futuro presso banche assassine per realizzare il suo progetto, il suo sogno di vita, la sua speranza di stabilità; penso alla sua idea, giusta, perfetta, in simbiosi con la terra che abita, con la terra che ama; come deve sentirsi nel sapere che altri uomini stanno per distruggere la sua idea, stanno per vanificare anni di sacrifici e di speranze, stanno per annientare il suo futuro? Le trivellazioni in Sicilia, come in ogni parte del globo, in un momento storico come quello attuale, dove il sistema economico è al collasso, dove la natura inizia a presentare il conto di anni di devastazione, sono l’ennesima prova del prevalere costante e incontrastato della stupidità, del potere mafioso, della gallina oggi e del niente domani, dell’avidità, dell’insensatezza. Le ripercussioni che le trivellazioni avranno sull’ambiente, sullo sviluppo economico, sulla salute, sul cibo, sull’aria, sulla qualità della vita dei siciliani saranno devastanti. Nel giro di qualche anno, quando anche il petrolio sarà finito, non ci sarà più nulla, per nessuno! E se la nostra proverbiale incapacità di fare industria, di capitalizzare, di sfruttare le cose, ha salvato le nostre spiagge, i nostri borghi, il nostro mare, le nostre montagne, facendoci rimanere per decenni ai margini del mondo industrializzato, oggi i ratti del petrolio vengono a prendersi quello che non abbiamo “sfruttato”. Il petrolio pomperà quattrini nelle tasche di lobbisti, multinazionali e politicanti infami e ci priverà della leva con la quale avremmo potuto risollevare l’economia siciliana per renderla stabile e prospera: parliamo di turismo, di cultura, di tipicità e tradizioni siciliane. Lo stesso Archimede affermava che con la giusta leva avrebbe potuto sollevare il mondo intero, mi chiedo e vi chiedo, siete sicuri che il petrolio sia la giusta leva per risollevare le sorti della Sicilia? Guardando al passato e a quello che è accaduto in ogni altro luogo in cui si è scelto di trivellare, la risposta è un perentorio ed assoluto NO! NO TRIVELLE! NO PETROLIO! E se oggi siamo qui a scrivere non dei rischi ma delle conseguenze ormai scientificamente provate e storicamente accertate, dovute alle trivellazioni, è per merito di queste 16 facce, di questi 16 “siciliani”. Loro hanno venduto la nostra terra: per ragioni legali siamo costretti a non elencare i nomi dei deputati dell’ARS artefici di questa assurdità tutta siciliana.
Articolo Marco Zagami