E se alla fine si arrivasse davvero a “mandare in soffitta” il bicameralismo perfetto? L’ipotesi, che un tempo appariva più che remota, potrebbe tradursi presto in realtà, visto che nell’Aula di Palazzo Madama si è ieri conclusa la votazione sull’ultimo articolo (il 41) del ddl costituzionale sul Senato. I voti favorevoli (165) hanno avuto, di nuovo, la meglio su quelli sfavorevoli (58) e poco hanno potuto anche i due astenuti che hanno tentato di “mettere le ganasce” al testo. Tutto sembra, insomma, incamminarsi lungo la via dell’approvazione finale calendarizzata per il prossimo martedì 13 ottobre, alle ore 15.00, dal presidente Pietro Grasso.
Cosa resta di questo passaggio parlamentare che volge al termine? L’ennesima istantanea di un emiciclo spaccato, percorso da tensioni e veleni. Alla prova dei fatti, la maggioranza si è mostrata coesa, fatta eccezione per le votazioni segrete che hanno fatto registrare qualche “defezione” (presumibilmente riconducibili al partito di Angelino Alfano che vorrebbe ritornare su alcuni punti dell’Italicum). Mentre nel centrodestra, le acque sono tornate ad agitarsi. Come dimostrato dalle invettive che la Lega e gli esponenti del neo movimento fondato da Raffaele Fitto hanno indirizzato a Forza Italia i cui senatori sembrano ormai procedere in ordine sparso. E ad avvelenare ulteriormente il clima è stata la senatrice del M5S, Elena Fattori, che è sbottata contro i parlamentari del Pd accusandoli di essersi “venduti per un piatto di lenticchie”. E definendo il testo che si avvia al rush finale una riforma “uscita dalla valigia di Licio Gelli”, voluta e perfezionata dal “burattinaio” Verdini.