Da inguaribile ottimista qual è, il premier Matteo Renzi, interpellato questa mattina sul testo che vuole “modernizzare” le unioni civili nel nostro Paese, ha detto che l’accordo con gli alleati c’è già al 95%. E che restano da oliare solo gli ultimi passaggi su alcuni punti rimasti aperti. Un resoconto che non sembra, però, trovare troppa aderenza con ciò che ha, invece, dichiarato il leader del Ncd, Angelino Alfano. I due si sono incontrati ieri sera, a Palazzo Chigi, ma mentre il presidente del Consiglio ha focalizzato l’attenzione sui punti di contatto, il ministro dell’Interno, al contrario, sembra essersi concentrato su ciò che li divide.
La verità, come spesso capita, sta probabilmente nel mezzo. E coincide col prolungarsi di un confronto che, al momento, non sembra prefigurare una sintesi pacifica. Le posizioni sono chiare: il Pd renziano spinge per incardinare il testo al Senato entro tempi brevi, mentre il partito di Alfano pensa che le unioni civili non rappresentino un’emergenza nazionale e che quindi si possa aspettare. Ma il disaccordo è anche sui contenuti, specie su quelli che riguardano le adozioni e l’utero in affitto che, per gli “alfaniani”, andrebbe sanzionato penalmente. Per non parlare della cosiddetta “stepchild adoption”, ovvero della possibilità, per il componente di una coppia omosessuale, di adottare il figlio del proprio partner. Roba che ai centristi farebbe venire l’orticaria, ma che – stando a quanto riferito dai beninformati – farebbe storcere il naso anche ai democratici più “castigati”. I gruppi parlamentari torneranno a parlarne (separatamente) questa mattina a Palazzo Madama, in attesa che il testo venga calendarizzato in Aula. Il Pd spera che Pietro Grasso spinga sul pedale dell’acceleratore, a differenza del Ncd che confida, invece, in una frenata del presidente del Senato.