A 30 anni dall’uscita del primo capitolo di “Ritorno al futuro” – in Italia il 18 Ottobre 1985 -, nelle 44 multisale di Uci Cinemas e in TV (questo giovedì, a partire dalle 19:25, Italia 1 trasmetterà l’intera trilogia), torna una delle saghe più popolari di Hollywood, vera icona del cinema anni ’80.
Prodotto da Bob Gale, diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloyd, “Ritorno al Futuro” (“Back to the Future”) esce nelle sale americane il 3 Luglio 1985.
Costato 19 milioni di dollari, al suo esordio negli Stati Uniti sbancò il botteghino incassando 200 milioni di dollari e ricevendo, l’anno successivo, il Premio Oscar per il miglior montaggio sonoro e il Golden Globe.
Scartato in un primo momento anche dalla Disney, Steven Spielberg si impose alla casa di produzione Universal in qualità di co-produttore della pellicola, permettendo che le riprese iniziassero.
Fu Bob Gale, all’inizio degli anni ’80, a partorire l’idea del film quando, in casa dei genitori scovò un vecchio annuario scolastico.
Gale immaginò di poter viaggiare a ritroso nel tempo e di imbattersi nei suoi genitori all’epoca in cui erano poco più che adolescenti.
Da qui l’intreccio: Marty McFly, giovane studente della periferia californiana e amico del bizzarro inventore Emmet Brown (detto “Doc”), viaggia a bordo della DeLorean DMC-2, una futuristica macchina del tempo che gli permette di tornare nel 1955 e incontrare i suoi genitori, proprio com’era nei sogni di Gale.
Il senso della pellicola è che Marty torna nel passato alla ricerca di se stesso e coglie al balzo l’occasione per costruire un futuro migliore per sé e per la sua famiglia: tornato negli anni ottanta troverà a casa la macchina dei suoi sogni e una situazione famigliare notevolmente migliorata.
I fattori del suo successo? L’esuberante rapporto tra Doc e Marty; la notevole presenza scenica dei due interpreti; il carisma di Christopher Lloyd e la simpatia di Michael J. Fox; la memorabile colonna sonora di Alan Silvestri – che gli valse l’Oscar per il montaggio sonoro -; il ritmo che Zemeckis conferisce a tutto il film: “ogni scena si incastra nell’altra in modo naturale e fluido, alternando in modo incredibile e calibrato azione, commedia e fantascienza“; il montaggio e la regia.
Con Ritorno al futuro si è “materializzato” il desiderio di molti di conoscere il passato e il futuro per cambiarne le sorti, costruendo un’idea semplice ma vincente, “condita dalla giusta dose di ironia e da personaggi che hanno nel tempo lasciato un segno indelebile nei cuori del grande ed eterogeneo pubblico”.
Il film è un viaggio fisico ed esistenziale alla ricerca di ciò che eravamo e ciò che saremo, una “fantastica allegoria di evasione”.
E sebbene i due sequel siano stati considerati meno coinvolgenti e convincenti, anche se non disprezzabili, non hanno in alcun modo inficiato una saga cult rimasta nella storia del cinema.