Sono già quattro i naufragi avvenuti nelle ultime settantadue ore in Grecia. Nei pressi di Samos tre di essi hanno causato, da inizio settimana, la morte sette persone al largo delle isole Agathossi, Posidonio e Aghio Kostadinos, mentre nella notte appena trascorsa un barcone si è ribaltato al largo di Lesbo. I morti accertati, in questo caso, sarebbero undici fra i quali si contano ben dieci bambini. Difficile, per il momento, stabilire a quanto ammonta il numero dei dispersi. Secondo fonti interne della marina greca e testimonianze degli stessi superstiti dovrebbero essere trentaquattro ma non si esclude che il computo finale possa essere di gran lunga maggiore. Il barcone era partito da Bherankale, a poche miglia dalla stessa Lesbo. Una volta arrivati al limite tra le acque territoriali turche e greche i trafficanti avrebbero lasciato l’imbarcazione in balia delle onde, dileguandosi su di un piccolo e veloce motoscafo che viaggiava a poca distanza. E’ solo grazie al repentino intervento della capitaneria di porto, delle unità della missione Frontex e dello spontaneo intervento di molti pescatori (turchi e greci) che il numero delle vittime non è stato maggiore. Il premier Alexis Tzipras, riferendo in Parlamento, si è dichiarato <<profondamente addolorato>> per questa ennesima tragedia dei migranti nel Mar Egeo e ha proseguito affermando che esso <<non sta trascinando via solo i bambini morti, ma la stessa civiltà europea>>.
Dall’inizio dell’anno, secondo i dati rilasciati dal governo ellenico, sarebbero 420.000 i migranti arrivati in Grecia.