Si è presentata al Pronto Soccorso di Camposanpietro, in provincia di Padova, con una tessera sanitaria presa in prestito da un’amica maggiorenne ed ha chiesto aiuto dicendo di aver appena avuto un abortito spontaneo. Parte da questa scena l’epilogo tragico di una storia dai contorni orribili.
La giovane viene condotta in ambulatorio, le fanno un’ecografia, e subito la situazione sembra non quadrare: “La placenta che alimentava il bambino era ad uno stadio molto avanzato – spiega Franco Bisatto, dirigente medico dell’Asl al quale sono state consegnate le deposizioni dei medici presenti in reparto al momento del fatto – La gravidanza era molto avanti”. Sei mesi, per la precisione. Quando il medico che ha visitato la ragazza si è insospettito ed ha iniziato a farle delle domande più specifiche, a giovane ed il suo fidanzato di 18 anni, presente anch’esso in ospedale, sono crollati ed hanno raccontato tutta la macabra storia che nascondevano. Il bambino era stato seppellito in un parco pubblico, chiuso in una busta di plastica. I carabinieri, giunti sul posto, hanno prelevato il corpo del neonato e l’hanno consegnato all’Istituto di Medicina Legale per capire se fosse vivo o morto al momento della nascita e quindi per capire se ai giovani deve venir contestata l’accusa di infanticidio o meno.
Nel frattempo, delle perquisizioni nelle case di entrambi e dai computer, sarebbe emerso che nei giorni antecedenti il fatto i due avessero acquistato in rete dei farmaci per indurre l’aborto. Sconvolta la famiglia della ragazza, che alle forze dell’ordine ha dichiarato di non aver mai sospettato che la loro figlia stesse portando avanti una gravidanza.