Due giorni fa il ministro delle Antichità egiziane Mahmoud el Damati ha annunciato il sospirato ritorno della maschera d’oro del faraone Tutankhamon al museo de Il Cairo, sottoposta a un minuzioso lavoro di restauro lungo otto settimane, ad opera di esperti restauratori locali e tedeschi coordinati dal restauratore di metalli Christian Ekmann.
In particolare il team di specialisti ha riposizionato la barba che era stata maldestramente incollata dopo che si era staccata, probabilmente durante le consuete operazioni di pulizia.
“La cosa più difficile è stata staccare la barba – ha spiegato Ekmann – abbiamo utilizzato dei mezzi meccanici e degli strumenti di legno per non danneggiare la superficie“.
La maschera funeraria di Tutankhamon – interamente realizzata in oro massiccio, con intarsi di ceramica e pietre semipreziose (cornalina, lapislazzuli e turchese) -, riproduce le fattezze del volto del giovane re della XVIII dinastia egizia, morto nel 1323 a.C. a soli 18 anni, per cause che gli studiosi stanno ancora indagando.
Il celebre reperto, risalente a circa 3300 anni fa, fu rinvenuto nel Novembre del 1922 nella tomba “KV62” della Valle dei Re a Luxor, dall’archeologo britannico Howard Carter, a capo di una spedizione finanziata dal conte di Carnarvon.
Tra l’altro di recente è stato annunciato che, al 90 per cento, nella tomba che conservava le spoglie del sovrano esista una camera nascosta, dove riposerebbe la regina Nefertiti, la matrigna di Tutankhamon, i cui resti non sono ancora stati ritrovati.
di Michela De Minico