Non è certo un messaggio di pace, quello che il leader turco Erdogan ha imbastito per il tradizionale messaggio di fine anno. Un discorso in diretta televisiva, sciorinato con toni minacciosi e promesse d’azioni militari. “Nel corso del 2015 – ha infatti spiegato il Presidente – 3.100 terroristi sono stati neutralizzati durante le nostre operazioni in patria e all’estero”. Un chiaro rimando alle critiche che Ankara riceve sia nei confronti della guerra mossa ai separatisti curdi del Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, presenti soprattutto nella parte sud-orientale dell’Anatolia, sia rispetto alle truppe che stazionano in Iraq senza il beneplacito delle autorità locali.
“Le nostre forza di sicurezza – ha proseguito – stanno spazzando via i terroristi da ogni singolo millimetro di terreno sulle montane e nelle città, e continueranno a farlo. La Repubblica Turca dispone delle risorse e della determinazione per sbaragliare l’organizzazione terroristica separatista”. Ad oggi, infatti, il bilancio della guerra intestina che Ankara conduce nei confronti del partito guidato da Ocalan non ha ancora raggiunto una cifra condivisa, mentre continua anche su questa tematica il botta e risposta con le autorità russe. Mosca accusa infatti la Turchia di “persecuzione politica” contro la minoranza curda, che “ha causato un bel po’ di vittime tra la popolazione civile, compresi donne e bambini”.
Giuseppe Caretta