Bauman: “I social network sono una trappola”

In un recente articolo apparso su El Pais, il noto sociologo polacco Zygmunt Bauman è tornato a parlare di modernità e dinamiche di aggregazione. Incalzato dalle domande del giornalista Ricardo de Querol ha infatti esposto BAUMANcon la solita lucidità pacata l’analisi impietosa e poco rassicurante delle nuove angosce contemporanee. “Siamo in una fase di interregno –  sostiene infatti Baumann – fra una fase nella quale abbiamo avuto delle certezze ed un’altra nella quale il vecchio modo di fare non funziona più. Non sappiamo che cosa lo sostituirà. Le certezze sono state abolite”. Addentrandosi nei ragionamenti di questo pensatore “pessimista” scopriamo che nella sua società liquida l’uomo non dispone più dei vecchi parametri di interpretazione con i quali era solito misurare le proporzioni del mondo.

Nazione, identità, categorie culturali e morali di un vecchio ordine sociale ed economico sono state travolte e con ciò “il collegamento tra il locale e l’identità si è rotto”, determinando una “società che è una raccolta di diaspore”. Attorno a questa nuova, allarmante solitudine, il pensatore polacco vede l’avanzare dilagante dei social network come uno specchio della condizione dei tempi.

“La questione dell’identità è stata trasformata in qualcosa che è un compito: ognuno deve creare la propria comunità. Ma una comunità –  aggiunge – non è qualcosa che si crea: se ne dispone oppure no. Quello che le reti sociali possono creare è un sostituto”. Ed ancora analizza come “nella rete è così facile aggiungere o eliminare un amico che non si ha più bisogno di abilità sociali”, e dicendo una frase dal retrogusto amaro conclude laconicamente l’intervista: “Le reti sono molto utili, in questi tempi di solitudine, perché forniscono un temporaneo sollievo alle persone, ma sono una trappola”.

Giuseppe Caretta