Inizierà nel corso di quest’anno, probabilmente a settembre, il nuovo programma di La5 che sta facendo battere i cuori di centinaia di adolescenti: “Il boss dei prediciottesimi”. Si tratta di un format che nasce dalla fortunata esperienza che il canale ha già avuto con “Il boss delle cerimonie” (programma nel quale coppie di novelli sposi della provincia napoletana si rivolgevano al “boss” per farsi organizzare una cerimonia indimenticabile), ma anche da un fenomeno di costume bizzarro, probabilmente una di quelle tendenze non ancora opportunamente studiate dai sociologi del comportamento. Stiamo parlando della moda, nata qualche anno fa a Catania, di far realizzare un video celebrativo per il compimento dei propri 18 anni. Un video nel quale può succedere praticamente di tutto purché sia d’impatto, fuori dai canoni (e spesse volte anche dalla logica) e che sappia stupire, divertite, mettere in mostra. Insomma, se la società è quella dell’immagine e dell’intrattenimento, i nostri giovani sono pronti a sacrificare proprio a questo altare il loro ingresso nel mondo degli adulti, con tanto di benedizione collettiva.
E così, passando in rassegna qualcuno di questi video profumatamente pagati dalle famiglie dei festeggiati, si scopre che una piccola, magrolina adolescente può essere trasformata in una principessa che guarda l’orizzonte del mare sorridendo estasiata, oppure che una stazione ferroviaria può diventare la location per una avventurosa guerra nella quale uno smilzo ragazzetto con capelli rossicci viene avanti carponi vestito in mimetica e con un fucile in mano. Non c’è limite alle possibilità d’applicazione di questo “video del prediciottesimo”. Ci possono partecipare tutti, ci può finire dentro anche la famiglia che magari può fare la parte della comparsa in un discorso che, poniamo, il partecipante di turno stia declamando da un balcone alla folla radunatasi in festa. Si può essere qualunque cosa, nel prediciottesimo, si può scegliere quali abiti indossare, quale ruolo recitare, quale immagine fittizia dare di se al mondo che ci guarda. Non è forse questo il segreto vincente della società dell’immagine?
Giuseppe Caretta