Il chiacchierato ddl Cirinnà farà domani il suo debutto nell’aula di Palazzo Madama. Il primo banco di prova parlamentare al Senato aiuterà a capire meglio l’aria che tira, visto che all’indomani del Family Day che ha richiamato migliaia di cittadini al Circo Massimo di Roma (i due milioni sbandierati dagli organizzatori sembrerebbero troppi, ma si è trattato comunque di un innegabile successo di numeri), le cose non appaiono ancora del tutto chiare. Che percorso seguirà il testo? Che peso avrà la componente cattolica del Pd nel voto in Aula? Come si comporterà il partito di Angelino Alfano? E quello di Denis Verdini? Le incognite restano ancora tante.
Ma partiamo dal dato certo: martedì il testo approderà, per la prima volta, al Senato per il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità. I beninformati sostengono che il ddl potrebbe incontrare immediatamente un intralcio poiché molti senatori sarebbero orientati a chiederne il rinvio alla commissione Giustizia (dove non è fin qui transitato). Il sentore è che i negoziati sui temi più spinosi (tra tutti, la stepchild adoption) potrebbero risolversi in quella sede e che il rinvio in commissione potrebbe far guadagnare tempo sia alla maggioranza che alle opposizioni, impegnate a definire meglio le loro strategie di attacco.
Sia come sia, ieri il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, ha confermato l’apertura a un confronto costruttivo in Parlamento, a patto che non si tenti di stravolgere il testo. Parole che sembrano scartare la possibilità di ritornare sui punti cardine del ddl, nonostante il gran clamore della piazza romana che ha inviato un messaggio inequivocabile al governo. Messaggio che l’animatore del Family Day, Massimo Gandolfini, ha voluto rimarcare anche ieri: “Faccio appello alla coscienza cattolica del premier Renzi, che penso sia una persona intelligente, con un grande fiuto politico – ha detto – Quel ddl va bloccato”. A dare manforte a Gandolfini c’è l’Ncd di Angelino Alfano che ha annunciato l’indisponibilità a sostenere un testo che (a suo avviso) insinua l’equiparazione delle unioni civili al matrimonio tradizionale e paventa la possibilità di procedere con pratiche ancora più oltranziste come quella dell’utero in affitto.
Ma gli “alfaniani” si opporranno davvero al testo in Aula rischiando di mettere un’ipoteca sulla loro permanenza nel governo? A sollevare il punto è stato l’ex ministro Gaetano Quagliariello: “Poiché, al di là delle ipocrisie, questo ddl è apertamente sostenuto dal governo – ha osservato il fondatore di Idea – per batterlo è necessario essere disposti a scegliere tra il popolo del Circo Massimo e la permanenza nell’esecutivo”. “Alfano, piuttosto che incontrare Gandolfini, dovrebbe incontrare Renzi e dirgli una cosa facile facile – ha tagliato corto Quagliariello – amico, per governare hai bisogno dei nostri voti e visto che siamo in un governo di coalizione, il ddl Cirinnà lo rimandi in commissione”.
A rendere il quadro ancora più incerto, la libertà di coscienza (e dunque di voto) professata sia a casa dei democratici che in quella dei forzisti, che potrebbe spianare la strada a “defezioni” imponderabili. Mentre ad avere le idee chiare (salvo ripensamenti dell’ultima ora) sarebbero il Movimento 5 Stelle e Sel da una parte (pronti a votare sì al provvedimento) e Lega e Fratelli d’Italia dall’altra, fermi nel ribadire il loro no. E la neo formazione di Denis Verdini? Se le cose in Aula dovessero mettersi male per il governo, potrebbe fare – ancora una volta – la differenza.
Maria Saporito