Catania, blitz contro il clan dei Laudani: in manette 109 persone

Sono 500 i carabinieri del comando provinciale utilizzati questa mattina nel blitz che ha portato all’arresto di 109 20160210_074625_67B43404.jpg_997313609persone del clan catanese dei Laudani. Un’operazione ingente, delicatissima, che la Dda ha condotto nei confronti di una delle famiglie più radicate, e violente, della zona pedemontana dell’Etna.

Fra i reati contestati ci sono quelli di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi, detenzione e traffico di stupefacenti. I Laudani sono stati, negli anni Novanta, i sostituti della famiglia Pulvirenti, il clan dei “Malpassotu” che fungeva da braccio armato dei Santapaola. Crebbero grazie a Pippo Di Giacomo, oggi in carcere, e fra il 1993 e il 1995 i macchiarono di gravissimi episodi di violenza ai danni di uomini delle forze dell’odine, magistrati ed avvocati. L’ultimo progetto di quel periodo, fortunatamente mai realizzato, era l’omicidio del pentito Antonino Corrado e dei magistrati Amedeo Bertone e Mario Amato, della Dda di Catania, impegnati ad indagare sulle cosche etnee. La famiglia Laudani comprò per l’occasione due bazooka direttamente dall’ex Jugoslavia, ma il piano fallì grazie alla confessione di Alfio Lucio Giuffrida ( il famoso “Alfio ‘a pipa”), che fece trovare ai carabinieri l’arsenale già pronto per l’assalto.

Tra le persone finite in manette vi sono anche tre donne, emerse dalle indagini come “dirigenti” delle attività criminali della cosca. Erano loro che facevano eseguire gli ordini diramati dai vertici, e sempre loro ad occuparsi della cassa  comune e del sostentamento economico delle famiglie degli affiliati detenuti. Molto capillare risultava essere, inoltre, la pratica dell’estorsione ai danni di numerose attività commerciali del territorio, anche se nessuna delle vittime ha agevolato il lavoro d’indagine degli inquirenti fornendo alcun tipo di informazione in merito.

Giuseppe Caretta