The Repair Association, la lobby dei riparatori

The Repair Association, la lobby dei riparatori
The Repair Association, la lobby dei riparatori

Non si butta via niente e sopratutto in tempo di crisi riciclare è meglio che sostituire. Così, almeno, la pensano i riparatori – professionisti, ma anche semplici hobbisti o consumatori curiosi e dotati di inventiva – che negli Stati Uniti hanno dato origine a una nuova realtà; The Repair Association, la lobby aggiustatutto. Ne ha parlato La Repubblica in un articolo pubblicato qualche giorno fa.

Nuova vita agli oggetti con The Repair Association

In un’epoca sempre più orientata al consumismo sfrenato, The Repair Association sceglie di andare deliberatamente e consapevolmente controcorrente, offrendo una vera e propria seconda vita a qualunque tipo di oggetto rotto. Perché non c’è nulla, sostengono gli ideatori del progetto, che non si possa aggiustare, riparare oppure riciclare.

Nata da una costola della Digital Rights to Repair Coalition (il movimento USA che chiedeva di legalizzare le tecniche di unlocking dei telefonini smartphone), The Repair Association raggruppa i professionisti del settore, ma anche quelli che da noi si chiamerebbero “radioamatori” e perfino chi vuole improvvisarsi riparatore su due piedi, abbracciando l’ottica dell’associazione; “Riparare è meglio che buttare”.

Secondo le stime ufficiali di The Repair Association, la trade union e lobby dei riparatori, negli Stati Uniti esistono oltre tre milioni di tecnici riparatori in grado di aggiustare praticamente qualunque cosa, dal televisore al frigorifero passando per l’automobile e il telefonino. “Misfits”, li chiamerebbero alcuni, nostalgici attaccati al passato. E invece loro, lo zoccolo duro di The Repair Association, preferiscono pensare a sé stessi come a degli innovatori, come una nuova speranza per rilanciare la mentalità e l’economia stessa degli USA.

The Repair Association contro  la società degli sprechi

La società americana, affermano infatti i soci fondatari della trade union dei riparatori, sarebbe troppo orientata a uno spreco assolutamente gratuito ed evitabile; un oggetto rotto, qualunque esso sia, non deve necessariamente essere gettato ma si può benissimo riparare, oppure convertire a un altro scopo altrettanto utile.

Secondo quanto riportato da un’intervista rilasciata sul portale iFixit.org, sarebbero “milioni i prodotti destinati alle discariche” che vengono recuperati e rimessi a nuovo dall’abilità e l’imgegno creativo degli addetti a lavori. Meno sprechi e più riciclaggio che si traducono in un notevole contributo all’economia statunitense. “Le riparazioni”, è riportato ancora nell’articolo su iFixit, “fanno muovere l’America.”

Alla base di questa “società degli sprechi” e del suo atteggiamento consumistico portato all’esasperazione ci sarebbero le multinazionali (di qualunque settore, dall’elettronica ai trasporti), che incentivano  i consumatori a disfarsi di un oggetto guasto o rotto per acquistarne uno nuovo. Ed è contro le multinazionali dei consumi che punta il dito The Repair Association;  infatti i manuali di documentazione, i pezzi d ricambio e a volte perfino gli stessi servizi di riparazione e assistenza sono spesso vincolati dalle major a centri o catene affiliati, generalmente molto costosi. A discapito dei piccoli impreditori e degli “artigiani” delle riparazioni, che si vedono così boicottati dalle grandi realtà industriali. Di fronte a un intervento di riparazione molto costoso, il consumatore medio sarà più invogliato a sostituire il device (o l’elettrodomestico, o la vettura) con un altro modello, magari più recente.

Quali sono gli obiettivi della lobby dei riparatori?

Ma quella degli aggiustatutto di The Repair Association non è solo mera polemica. La trade union dei riparatori (professionisti o amatori che siano) si propone di perseguire cinque obiettivi cardine, cinque richieste tassative da muovere alle grandi multinazionali dei consumi.

In primis, chiedono i riparatori di The Repair Association, deve essere consentito il libero accesso alla documentazione tecnica e alla manualistica di riparazione, che attualmente è molto spesso appannaggio esclusivo delle ditte produttrici.

In secondo luogo due aspetti strettamenti collegati, ovvero la possibilità di reperire e acquistare liberamente ricambi, accessori e parti originali, oltreché di rivenderli – all’ingrosso o al dettaglio – in un’ottica di libero mercato che non pregiudichi le piccole realtà e i professionisti delle riparazioni.

Altro punto cardine della mission dei riparatori è ottenere l’abrograzione di decreti e leggi che consentano di sbloccare e manipolare i programmi e i sistemi software elettronici, riallacciandosi così alla battaglia portata avanti dalla Digital Repair Rights Coalition e dai suoi iscritti.

Per finire, la richiesta alle aziende internazionali e alle grandi realtà commerciali di abbracciare, fin dalla fase di progettazione e sviluppo di nuovi prodotti e device, un’ottica meno prettamente consumistica e più orientata alla riparazione, intesa come diritto di tutti i consumatori e non solo di una ristretta elite in grado di sostenere le spese per interventi costosi.

Solo in questo modo, sostiene la lobby dei riparatori, si potrà veramente parlare di crescita e sviluppo del mercato, della società e della stessa qualità di vita negli States.

Cristina Pezzica.