La terribile storia dell’uccisione di Giulio Regeni si arricchisce di nuovi dettagli, dopo la mail anonima che il quotidiano Repubblica ha deciso di divulgare. Un contatto che lo stesso Carlo Bonini, autore dell’articolo, chiede ai lettori di prendere “con assoluto beneficio di inventario”, ma che diventa fonte presumibilmente attendibile per la circostanza che, nelle sue e mail, questo contatto rivela di essere a conoscenza di tre dettagli mai resi pubblici e conosciuti soltanto dagli inquirenti.
Chi parla, dunque, è con molta probabilità un uomo che ha assistito, o partecipato, alle terribili sevizie che hanno causato la morte di Regeni. Questa la storia che il contatto ricostruisce.
Regeni viene messo sotto controllo per ordine del “generale Khaled Shalabi, capo della Polizia criminale e del Dipartimento investigativo di Giza”. Fu lui, sostiene l’anonimo, “a chiedere di perquisire il suo appartamento insieme ad ufficiali della Sicurezza Nazionale.”
Dopo il 25 gennaio, a rapimento avvenuto, il ricercatore italiano viene pestato una prima volta a causa del rifiuto, espresso dal giovane, di “rispondere ad alcuna domanda in assenza di un traduttore e di un rappresentante dell’Ambasciata italiana.” La motivazione del sequestro è la rete di contatti con i leader dei lavoratori che gli apparati statali sono interessati a conoscere per sapere “quali iniziative stessero preparando.
Arriva così il 26 gennaio: “Per ordine del Ministero dell’Interno Magdy Abdel Ghaffar”, Giulio viene trasferito “in una sede della Sicurezza Nazionale a Nasr City”. Non parla ancora, si rifiuta di rispondere ai suoi aguzzini in un moto di orgogliosa resistenza che gli costerà la vita.
“Viene avvertito il capo della Sicurezza Nazionale, Mohamed Sharawy (ndr). E così cominciano 48 ore di torture progressive.” Il giovane viene “picchiato al volto”, “bastonato sotto la pianta dei piedi”, “appeso a una porta” e “sottoposto a scariche elettriche in parti delicate.” Tutti questi particolari erano già noti all’opinione pubblica, eccetto il dettaglio delle bastonate sotto le piante dei piedi. Questo è il primo particolare del quale l’Anonimo dimostra d’essere a conoscenza.
Dopo tre giorni di torture feroci Regeni ancora non parla. Di tutto ciò viene informato “il consigliere del Presidente- continua l’anonimo- il generale Ahmad Jamal ad-Din, che, informato Al Sisi, dispone l’ordine di trasferimento dello studente in una sede dei Servizi segreti militari, anche questa a Nasr City, perché venga interrogato da loro.”
E’ un orrore senza fine. “I Servizi militari vogliono dimostrare al Presidente che sono più forti e duri della Sicurezza Nazionale”, così Giulio viene torturato ancora più duramente di prima: “Viene colpito con una sorta di baionetta”, ed è questo il secondo dettaglio che l’Anonimo dimostra di conoscere.
Nel corso di queste lunghe sedute di torture “i medici militari visitano il ragazzo e sostengono che sta fingendo di star male. Che la tortura può continuare.” Giulio viene lasciato in una stanza col pavimento bagnato d’acqua che viene “elettrificata ogni 30 minuti”, poi si passa allo “spegnimento di mozziconi di sigaretta sul collo e le orecchie”. Morirà in questo inferno, solo, in mano ai suoi torturatori.
Quello delle bruciature di sigarette è il terzo dettaglio che l’Anonimo dimostra di conoscere.
A morte avvenuta, il corpo di Regeni “viene messo in una cella frigorifera nell’ospedale militare di Kobri al Qubba, sotto stretta sorveglianza e in attesa che si decida che farne”. E’ una riunione tra “Al Sisi, il ministro dell’Interno, i capi dei due Servizi segreti, il capo di gabinetto della Presidenza e la consigliera per la sicurezza nazionale Fayza Abu Naja” che verrà deciso “di far apparire la questione come un reato a scopo di rapina a sfondo omosessuale e di gettare il corpo sul ciglio di una strada denudandone la parte inferiore”.
Tutti pezzi di un puzzle che appare adesso fin troppo evidente. “Dio- conclude l’Anonimo citando un verso del Corano- non ti chiediamo di respingere il destino, ma ti chiediamo di essere clemente”.
Giuseppe Caretta