Nella Giornata Internazionale della Medicina Omeopatica sono stati diffusi i dati legati all’uso dei farmaci omeopatici nel Bel Paese: l’indagine, condotta da Omeoimprese (l’associazione che riunisce le aziende produttrici di farmaci omeopatici in Italia), ha coinvolto un campione composto da duemila italiani maggiorenni.
Secondo i dati raccolti, dinnanzi ad un 80% di connazionali che conoscono i medicinali omeopatici, oltre un 20% di essi utilizza medicinali omeopatici almeno una volta l’anno (e lo fa, in media da circa 7 anni), mentre il 4,5% della popolazione si affida alle cure complementari con una frequenza quotidiana o settimanale.
Dal punto di vista della composizione demografica degli utilizzatori dei medicinali omeopatici, sono le donne ad avere un ruolo prominente (il 60,4% degli utilizzatori sono di sesso femminile, di un’età compresa tra i 35 e i 54 anni); la composizione geografica evidenzia come siano per lo più le persone del Nord (Nord-Ovest con il 34,4% e Nord-Est con 21,9%) ad usufruire dell’omeopatia.
Ma per quale motivo le persone si affidano ad essa? In prima battuta, per l’assenza di effetti collaterali e di controindicazioni (18,2%) e per la atossicità dell’Omeopatia (15,5%). Quindi, un 11,9% ritiene l’Omeopatia sia particolarmente adatta per disturbi meno gravi quali l’ansia, lo stress, la cistite, la gastrite.
Insomma, si tratta di uno scenario in cui l’omeopatia cresce, sia pur con lentezza.