Più di tre anni fa, a Novara, Carolina Picchio si tolse la vita a causa dei soprusi subiti da alcuni “cyberbulli”. Era stata oggetto di insulti e di pesanti molestie sessuali. La sua vita, a 14 anni, ne è stata drammaticamente segnata.
Oggi, presso il tribunale dei minori di Torino, comincia il processo nei confronti dei cinque adolescenti accusati di essere gli artefici di quelle angherie e i responsabili morali dei suicidio della ragazza.
Un percorso lungo, che i giovani hanno affermato di voler portare a termine in quanto, stando alle parole dei loro difensori, “hanno compreso appieno la gravità di quel che è successo”. Il percorso in questione si chiama “messa alla prova”, e consiste in una sospensione del procedimento penale al fine di dare la possibilità, ad imputati così giovani, di intraprendere una strategia riparativa che, per i minorenni, ha più la forma di una chance di riscatto completa. Anche l’ex fidanzato di Carolina fa parte del gruppo chiamato a rispondere dei propri reati. Oggi il giovane è tetraplegico a causa di una frattura alla colonna vertebrale riportata la scorsa estate come conseguenza di un tuffo di testa dalla scogliera in un punto in cui il fondale era troppo basso. E’ tutt’ora ricoverato presso l’ospedale Niguarda di Milano.
Le accuse per il gruppo sono pesantissime: si va dalla violenza sessuale di gruppo alla detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Uno di loro è anche accusato di “morte come conseguenza di altro reato”. Giovani forse colpevoli, ai quali la corte dovrà stabilire se dare una seconda possibilità.
Giuseppe Caretta