Buone notizie per gli amanti del caffè: sei tazze al giorno decrementano il rischio di malattie al fegato

tazzina-di-caffe_h_partbUna nuova ricerca ha dimostrato che l’assunzione di sei tazze di caffè al giorno riduce il rischio di contrarre gravi malattie al fegato. Questi risultati sono veramente incoraggianti sopratutto perché, se confermati, possono essere utilizzati per prevenire l’insorgere di malattie in quelle persone che conducono una dieta grassa ed, a causa di questa errata alimentazione, sono affetti da cirrosi non alcolica. Nel mondo occidentale è stata riscontrata una crescita enorme dell’obesità ( i paesi maggiormente colpiti sono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna), che nella maggior parte dei casi è dovuta ad uno stile di vita sedentario ed ad una scorretta alimentazione.

I ricercatori hanno dimostrato che anche in questi casi l’assunzione di un alto volume di caffè (circa sei tazze al giorno per un uomo adulto) riduce il rischio di contrazione di malattie al fegato. I dati di ricerca presentati ieri, da un team di scienziati italiani( i ricercatori fanno parte dell’Università di Napoli) al International Liver Congress di Barcellona, sono davvero impressionanti, questi sono convinti che la caffeina aiuti lo stomaco a progredire: i loro risultati mostrano come una maggiore assunzione di caffeina comporti l’aumento delle proteine Zonulin, questo permette allo stomaco di avere una maggiore resistenza alle sostanze dannose e migliora di conseguenza la digestione.

Questo miglioramento dell’Intestino permette, dunque, di digerire tutte quelle sostanze pericolose che solitamente lo stomaco non riesce a filtrare e che finiscono per intasare le vie sanguigne ed in alcuni casi proprio il fegato; Ovviamente perché questa terapia abbia effetto dev’essere personalizzata a ciascuno tramite una prescrizione medica e un costante controllo. Dei risultati ci parla il ricercatore Vincenzo Lembo: ” Studi precedenti avevano dimostrato come la caffeina fosse in grado di sovvertire il danneggiamento della steatosi epatica non alcolica, ma questo è il primo che dimostra che essa può influenzare la permeabilità dell’intestino“.

Fabio Scapellato