Papa ai migranti: “Perdonate le nostre società. Non siete un peso ma un dono”

Continuano a susseguirsi le esortazioni di Papa Francesco all’Europa sul tema, delicatissimo, dei migranti. Dopo essere stato in visita all’isola di Lesbo (https://www.newnotizie.it/2016/04/papa-arriva-lesbo-quella-dei-migranti-la-catastrofe-piu-grande-dalla-seconda-guerra-mondiale/), Bergoglio è tornato ad affrontare il tema in un video papa-immigrati-ape-grande1messaggio inviato alla fondazione Centro Astalli per il suo 35esimo anniversario. Un luogo, e un progetto, che Papa Francesco conosce bene. Già il 10 settembre del 2013 il pontefice lo aveva visitato ed aveva esortato a non aver paura delle differenze. “I conventi vuoti- aveva detto in quell’occasione- non servono a aprire alberghi e fare soldi: sono per la carne di Cristo, sono per i rifugiati.”

Oggi, in un nuovo messaggio, il vescovo di Roma è stato ancora più intenso ed esortativo nella speranza di smuovere le coscienze cristiane ad un’inversione di tendenza. Rivolgendosi ai profughi Papa Francesco ha esordito con queste parole: “Troppe volte non vi abbiamo accolto! Perdonate la chiusura e l’indifferenza delle nostre società che temono il cambiamento di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono”. E aggiunge: “Siete la testimonianza di come il nostro Dio clemente e misericordioso sa trasformare il male e l’ingiustizia di cui soffrite in bene per tutti. Perché ognuno di voi può essere un ponte che unisce popoli lontani, che rende possibile l’incontro tra culture e religioni diverse, una via per riscoprire la nostra comune umanità.”

“La vostra esperienza di dolore e di speranza ci ricorda che siamo tutti stranieri e pellegrini su questa Terra, accolti da qualcuno con generosità e senza alcun merito. Chi come voi è fuggito dalla propria terra a causa dell’oppressione, della guerra, di una natura sfigurata dall’inquinamento e dalla desertificazione, o dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, è un fratello con cui condividere il pane, la casa, la vita”. E mentre l’Europa si arrovella in soluzioni più o meno morbide a seconda delle ingerenze politiche che subisce, quest’uomo, dall’altro del suo soglio ufficio, ricorda al mondo cosa significa essere uomini.

Giuseppe Caretta