Lesioni a neonati, incidenti e aborti senza consenso: 11 medici nei guai a Reggio Calabria

“Una bruttissima storia.” Con queste parole è stata definita l’operazione “Mala Sanitas” che oggi ha portato all’arresto e all’interdizione dalla professione 11 medici degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Una bruttissima reggio-calabria02-660x350storia che parla di reperti falsificati, di bimbi resi invalidi a causa di manovre sbagliate, di aborti senza consenso, interventi mal riusciti e partorienti ferite o maltrattate.

Il tutto coperto da un sistema nel quale era coinvolto l’intero apparato sanitario, dai primari sino agli infermieri. Ed anche se i dettagli dell’operazione verranno resi noti solo nel corso della mattinata durante una conferenza stampa che il procuratore capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Cafiero de Raho, ha urgentemente convocato presso il comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, già abbastanza è trapelato per avere la certezza che si tratti veramente di una vicenda drammatica.

Tutto è cominciato a seguito di alcune denunce sporte da coppie che non s’erano riuscite a rassegnare alla “tragica fatalità” d’aver perduto il loro bambino. Da questo segnale sono partiti li inquirenti, che hanno sequestrato le cartelle cliniche ed hanno iniziato ad unire i punti di quelle decine di anomalie che emergevano dalle indagini.  Coinvolti nell’inchiesta risultano medici per i quali la procura ha chiesto un’interdizione di 12 mesi dall’esercizio della professione medica, come l’ex primario Pasquale Vadalà, il dottor Alessandro Tripodi e la dottoressa Antonella Musella assieme ad un’ostetrica ed altri 3 camici bianchi. Quattro medici sono inoltre finiti ai domiciliari, mentre sette persone risultano indagate a piede libero accusate di falso ideologico e materiale, interruzione di gravidanza senza consenso ed altri reati.

Giuseppe Caretta