Trent’anni fa il disastro di Chernobyl, Greenpeace: “10 volte peggio di Fukushima”

Sono passati esattamente trent’anni dal disastro nucleare partito dalla centrale di Chernobil il 26 aprile di un lontano 1986. Trent’anni di lento, inesorabile declino dell’attenzione pubblica sul tema, delicatissimo, dell’approvvigionamento energetico tramite l’energia atomica ed i suoi rischi.

chernobyl-1986Ad oggi, è bene ricordarlo, non si riescono ancora a stabilire i numeri definitivi di coloro che persero la vita tramite questa tragedia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sarebbero 9 mila, le persone decedute, mentre i numeri dei rapporti forniti dalla Bielorussia propongono cifre ben diverse, molto più drammatiche: 115mila morti.

L’evento: il 26 aprile 1986 il reattore 4 della centrale nei pressi di Pipyat, Ucraina, esplose investendo con le sue scorie un’area nella quale vivevano 8 milioni di persone, 2 milioni delle quali erano bambini. Per 9 giorni il fuoco continuò a divampare inarrestabile, inavvicinabile, coinvolgendo anche la grafite delle sbarre di contenimento, che cedettero e liberarono in aria una nube di scorie radioattive che si sparse lentamente nel resto dell’Europa attonita. Un’area “grande quanto la metà del territorio italiano fu coinvolta- come spiega Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo dell’associazione per l’Italia-. In pratica è come se fossero scoppiate contemporaneamente 200 bombe atomiche della portata di quelle di Hiroshima e Nagasaki.”

Un dramma che non è ancora finito, poiché buona parte dei territori investiti dalle radiazioni resteranno contaminati per i prossimi diecimila anni: “Ci sono zone della Germania- continua Onufrio- dove i cacciatori sono costretti a riconsegnare la cacciagione, specialmente cinghiali. E’ un fenomeno incalcolabile, che durerà almeno altri 2-3 secoli e peserà su intere generazioni.”

Giuseppe Caretta