E’ una foto che, a guardarla senza cognizione di causa, sembra uscita dall’album impolverato di un collezionista. Eppure quell’immagine è stata scattata appena qualche giorno fa e, tra l’altro, ha sollevato un vespaio di polemiche per via di ciò che è stato immortalato con quello scatto scenografico.
Si tratta di 16 (su 17) delle future cadette dell’accademia americana di West Point in posa davanti ad un vecchio edificio della fortezza dell’omonima cittadina. L’occasione è una “Old corp photo”, cioè quelle immagini dal sapore ottocentesco che gli aspiranti dell’elitè militare scattano quando si trovano in ambientazioni dal forte valore storico. Nulla di strano, dunque, se non fosse che le giovani soldatesse si sono fatte immortalare con un inatteso pugno chiuso al cielo e che le stesse soldatesse siano tutte afroamericane. Tanto è bastato per scatenare la polemica.
Dopo che la foto è finita addirittura sulla prima pagina del New York Times, politologi, sociologi e commentatori non hanno lesinato le loro interpretazioni più o meno sagge. John Burk, ad esempio, un ex-sergente che ha combattuto in Iraq e che oggi si è trasformato in un blogger, ha scritto in merito: “Mentre ero in servizio ho punito molti soldati che facevano il saluto nazista: il gesto delle ragazze non è molto diverso. Si sono di fatto identificate con i militanti di Black Lives Matter, che spesso auspicano la morte di poliziotti bianchi.”
Black Lives Matter è il movimento di protesta nato due anni fa dopo l’uccisione di tanti giovani neri da parte delle forze dell’odine. Non sono certo le Black Panthers, le vecchie agguerrite Pantere Nere, però la militanza è un elemento molto sentito, al pari dell’elemento razziale che le ispira. Tanto basta, quindi, per far ritrovare le cadette nei guai. La direttiva 1344 del Pentagono, su questo punto, è inflessibile: niente attività politica per i membri delle forze armate mentre indossano l’uniforme. Ma loro, le accusate, si dichiarano innocenti e, un po’ sommessamente affermano: “Era solo un gesto alla Beyoncè, la politica non c’entra nulla.”
Giuseppe Caretta