L’Unione Europea, nella figura del parlamento, non considera la Cina come “un’economia di mercato” perché non soddisfa i cinque criteri europei per definirla tale.
Il Parlamento UE ha quindi deliberato in modo sostanzialmente unanime, circa questo fattore, di mantenere dazi e il meccanismo anti-dumping per contrastare l’influenza davvero imponente del colosso cinese sull’economia europea. Non si tratta di una decisione vincolante per la Commissione, ma certamente avrà un peso quando a dicembre si valuterà il passaggio della Cina allo stato, finalmente, di economia di mercato. Oppure no.
Nonostante il preambolo del provvedimento citi l’importanza “del partenariato tra la UE e la Cina”, sottolineando in particolare l’andamento degli investimenti asiatici, la sua economia rimane una minaccia. Una preoccupazione, questa, che trapela dalle singole economie nazionali e dai sindacati.
Il Parlamento europeo ha quindi sollecitato la Commissione circa la necessità, detta imminente, di “una riforma generale degli strumenti europei di difesa del commercio” sempre nel rispetto delle norme poste dal WTO.
La Cina, per ora, non soddisfa i requisiti, con la sua economia molto aggressiva e la concorrenza spietata. Per i paesi dell’Unione Europea non rimane altro da fare che correre ai ripari, disciplinando duramente le norme di ingresso della Cina sul mercato occidentale.