I sondaggi parlano chiaro: per il referendum sulla Brexit, che sarà fra dodici giorni, i Sì sono avanti di ben dieci punti, 55% contro il 45%. Questi sono i dati diffusi da un sondaggio dell’ORB per l’Indipendent. Dati che fanno tanta paura ai pro UE, e soprattutto ai vertici economici e finanziari dell’Unione Europea, che sanno di non avere in mano armi sufficienti per fermare l’ondata dei consensi euroscettici britannici. E allora ricorrono al terrorismo psicologico, anzi finanziario.
Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze, ha subito sostenuto che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea “non funzionerà” e che “se una maggioranza in Gran Bretagna sceglie la Brexit, si tratterà di una decisione contro il mercato unico. Essere dentro significa essere dentro. Essere fuori significa essere fuori. Abbiamo il massimo rispetto della sovranità del popolo britannico”. Insomma, niente accesso dell’UK al mercato europeo se i suoi cittadini decidono di uscire.
I politici europei fanno la gara a stimolare il consenso pro UE. La Merkel sostiene che “cosa migliore sarebbe che restasse in UE” e anche Renzi prospetta catastrofi in caso di Brexit.
Ma il vero nodo del timore della Brexit è quello ammesso dallo stesso Schaeuble nel corso di un’intervista: il fatto che l’uscita del Regno Unito possa essere la prima di una serie, che la Brexit scateni un effetto domino in molti altri Paesi, come Grecia ed Italia, in primis.
Mariagrazia Roversi